Archivi tag: jeet heer

Quando un libro è come un palazzo? Quando l’architetto è Chris Ware.

di Jeet Heer
traduzione di Alberto Choukhadarian

Oggi presentiamo un articolo di Jeet Heer su Building Stories, il nuovo libro di Chris Ware. Il pezzo è stato pubblicato su The Globe and Mail il 5 ottobre 2012.

Continua a leggere

Tintin e il mistero di Hergé

di Jeet Heer

traduzione di Katia Zaccaria

Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2011 su Globe and Mail.

Continua a leggere

Perché abbiamo bisogno della critica

DI JEET HEER

traduzione di Andrea Queirolo

Per continuare il nostro discorso sulla critica del fumetto (qua tutti gli articoli), vi propongo questa breve riflessione di Jeet Heer pubblicata nel 2010 sulle pagine di Comics Comics. Heer comincia il suo ragionamento partendo da alcune considerazioni che Joe Matt ha espresso (qua) durante una conferenza su libro Best American Comics Criticism.
In sostanza, concordando con Heer, ritengo che le interviste sono fondamentali per un percorso critico e anche che alcuni autori sono i migliori critici (di se stessi e degli altri) ed è per questo che ne proponiamo tante.
Con tante scuse a Henry James, ma approfittandone anche per celebrare i 70 anni di Muhammad Ali. -AQ

Note su Io Le Pago di Chester Brown

di Jeet Heer

traduzione di Manuela Capelli

Questo articolo, firmato da Jeet Heer, è apparso originariamente sulle pagine del Comics Journal col titolo “A Chester Brown Notebook“.

Continua a leggere

Capitan America attraverso le decadi

di Jeet Heer

traduzione di Alberto Choukhadarian

Continua a leggere

“Maledetti Fumetti!” di David Hajdu, rivisitato

di Jeet Heer

traduzione di Andrea Pachetti

Presentiamo uno scritto di Jeer Heer sul saggio Maledetti Fumetti di David Hajdu, pubblicato in Italia da Tunué. L’articolo è originariamente apparso sul sito ComicsComics.

Continua a leggere

Crumb e Il Libro della Genesi

di Jeet Heer

 traduzione di Alessandra Fanetti

Questo articolo di Jeet Heer sul Libro della Genesi Illustrato da Robert Crumb è apparso originariamente sulle pagine della rivista Bookforum.
-Andrea Queirolo

Continua a leggere

A parte “Cime Tempestose”, che cosa hai fatto per noi ultimamente, Emily?

di Jeet Heer

traduzione di Katia Zaccaria

Questo articolo dal titolo sarcastico è stato scritto nel post Angoulême da Jeet Heer (uno dei massimi esperti di fumetto americano che, se ci seguite da tempo, dovreste ormai conoscere bene), in seguito e come commento all’annuncio dell’assegnazione del Grand Prix ad Art Spiegelman. Una riflessione degna di nota che cerca di spiegare l’importanza di questo autore. -AQ

Copertina di “Breakdowns”

 

Continua a leggere

Appunti su Wilson

Leggi l’intervista a Daniel Clowes su Wilson

di Jeet Heer
traduzione di Andrea Pachetti

Appena il nuovo graphic novel di Clowes è stato pubblicato, l’ho letto tutto d’un fiato. Non volevo però parlarne immediatamente, perché è un volume che merita una rilettura lenta e accurata; ci sono tornato su spesso. Ecco alcune note a riguardo.

Impatto iniziale. E’ difficile non cadere nel linguaggio stereotipato delle recensioni librarie: Wilson mi ha colpito come un pugno nello stomaco. Wilson è davvero un personaggio grandioso: raggiunge nuove vette di misantropia, pur rimanendo terribilmente fragile nella sua umanità. “Dolorosamente divertente” è un’espressione ormai abusata, ma ritengo davvero che Clowes abbia superato un nuovo limite nel narrare una storia divertente, ma anche contemporaneamente triste e straziante.

Nabokov? Questa miscela di dolore e commedia suggerisce senz’altro il nome di Nabokov, perciò ritengo che Tim (Hodler, NdT) abbia colto nel segno, quando ha definito[1] il volume “nabokoviano” (sebbene egli abbia ritrattato[2] in seguito questa definizione). All’inizio avevo anche pensato che lo spostamento di Claire in Alaska con marito e figlio fosse un’eco della rottura finale Tra Lolita e Humbert Humbert, dato che anch’essa coinvolge uno spostamento verso lo stesso luogo. Poi mi è stato suggerito che forse c’è un elemento di analisi sociale nella scelta di Claire: che voglia cioè separarsi dalle pacchiane abitudini da bohemienne di Wilson, per andare a integrarsi nel sistema di valori dei suoi genitori adottivi e dell’America della Palin.

Eroe orfico. Le opere di Clowes hanno una grande varietà tematica, ma ci sono comunque alcuni temi chiave e trame ricorrenti. In Come un guanto di velluto forgiato nel ferro, l’eroe è alla ricerca della sua precedente compagna, il cui destino pare essersi intrecciato con quello di una sordida sottocultura sessuale. Questa trama di base, con le opportuna variazioni, è poi rielaborata in David Boring e Wilson. Volendo applicare la critica archetipica[3] di Northrop Frye[4] a Clowes, potremmo verificare come egli stia constantemente rinarrando il mito di Orfeo: l’eroe che discende negli inferi in un tentativo vano di salvare il proprio amore. Lo spaventoso strimpellatore di chitarra che funge da antagonista in Come un guanto di velluto, può essere visto come una sorta di anti-Orfeo: la chitarra rappresenta la controparte moderna della lira orfica.

Uno scrittore di polizieschi? La prima opera importante di Clowes, Lloyd Llewellyn, era una parodia delle storie di detective. Pur essendo maturato rispetto ai suoi primi lavori, egli non ha mai abbandonato il genere poliziesco, che continua a fornire uno sfondo a quasi tutti i suoi racconti più importanti. A prescindere dalla durata, praticamente in ogni storia di Clowes è presente un crimine e le forze dell’ordine, sebbene non al centro della narrazione, vi gravitano comunque attorno. Inoltre la polizia non è poi troppo lontana dal mondo dei gangster: condividono infatti lo stesso appetito per la violenza. Il delinquere, inteso come rottura della convenzione sociale, è un impulso comune nell’universo di Clowes.

La lussuria dal grande naso. La molteplicità stilistica di Wilson merita un esame attento, per adesso faccio semplicemente notare che, ogni volta che è eccitato, egli viene disegnato con caratteristiche esageratamente scimmiesche, sebbene la parte più prominente sia il suo naso. Nella commedia tradizionale, il pagliaccio dal naso lungo è un simbolo di lussuria farsesca.

Sproloqui e narrativa low-key. Nei primi numeri di Eightball, ricordàti con affetto, Clowes spesso realizza un breve sproloquio comico. Queste vignette di solito rappresentano lo stesso Clowes oppure un suo alter ego sottilmente velato, nell’atto di esprimere affermazioni divertenti ma socialmente inaccettabili nei confronti del mondo. Mi sto riferendo a “The Truth”, “Art School Confidential”, “I Hate You Deeply”, “Chicago”, “On Sports”, ecc. In seguito Clowes ha abbandonato questo genere, per iniziare a scrivere storie low-key basate su personaggi e avvenimenti, non su opinioni: Ghost World, Caricature, etc. Si può riflettere su Wilson notando come Clowes abbia trovato un modo per combinare queste due modalità: Wilson sbraita per dar voce a delle rudi verità, ma è anche un personaggio di fantasia coinvolto nello svolgimento di una storia della quale non conosce l’esito. In effetti, Clowes ha preso questo impluso allo sproloquio, inserendolo in un contesto nel quale ci dona più di una semplice risata, poiché iniziamo a vedere i limiti di colui che sbraita. In diversi modi, Wilson rappresenta Clowes che osserva i suoi precedenti impulsi artistici, sottoponendoli a un processo d’analisi.

Il permesso di narrare. Una volta, un’autrice israeliana mi ha raccontato di aver superato un grande blocco dello scrittore dopo la morte del padre. Mi disse che la sua analista ne aveva spiegato il motivo: la morte di un genitore ci concede il permesso di narrare la nostra vita. Senz’altro Wilson non è un personaggio che necessita del permesso di parlare, ma è comunque vero che all’inizio della storia appare bloccato nella sua vita, come imprigionato nel vicolo cieco di un’esistenza ripetitiva. Quando muore il padre, Wilson diventa un personaggio più attivo: può iniziare a trasformare la sua esistenza in qualcosa di più di una semplice serie di gag, tentare di dare senso compiuto alla sua vita. Di certo la storia che crea grazie alle sue azioni è davvero lontana dall’ideale.

* * *

“Wilson” in Italia è pubblicato da Coconino Press.

Link originale al post dell’autore.

Di Jeet Heer, uno dei più apprezzati critici americani, abbiamo tradotto e pubblicato i seguenti articoli:

Wally Wood e Daniel Clowes
Il Budda di Osamu Tezuka
Little Lulu contro Paperino
John Stanley Notebook
Ware e il canone fumettistico

Abbiamo parlato di Daniel Clowes anche nei seguenti articoli:

Clowes, intervista su “Wilson”
Clowes sul termine “graphic novel”
Ghost World: “Sei diventata una splendida giovane donna”
Wilson secondo Paul Gravett
Ice Haven: il romanzo a strisce
Dan Clowes al tavolo da disegno
Wally Wood e Daniel Clowes
Modern Cartoonist (il famoso saggio di Clowes tradotto per voi)


[1] http://comicscomicsmag.com/2010/04/this-week-in-comics-42810.html#comment-6529

[2] http://comicscomicsmag.com/2010/05/wilson-blah-blah.html

[3] http://www.culturalstudies.it/dizionario/lemmi/critica_archetipica.html

[4] http://en.wikipedia.org/wiki/Northrop_Frye

Wally Wood & Dan Clowes

Nello studiare l’opera di Clowes, una delle parti più interessanti e complicate consiste nel trovare e capire le dinamiche e i riferimenti con altri autori. Se è vero che nel suo lavoro si distinguono quasi sempre certi ammiccamenti stilistici, è anche vero che è molto più difficile scoprire o mettere in relazione le fonti particolari.
Già tempo fa avevo guardato la bella intervista condotta da David Hajdu presso la libreria newyorchese Strand Books, dove Clowes parlava della sua ammirazione per Wally Wood. Ora, grazie al sempre pronto Jeet Heer, colgo un altro tassello importante di questo collegamento Clowes-Wood.

Wood & Clowes

di Jeet Heer

traduzione di Katia Zaccaria

Daniel Clowes non ha mai fatto mistero della sua fissazione per Wally Wood. La vita e carriera di Wood, in tutta la sua lurida gloria e splendido squallore, hanno sempre esercitato un fascino particolare su Clowes quando il giovane fumettista era agli inizi, un fascino che continua tutt’ora. Un esempio su cui vale la pena richiamare attenzione: paragonate la sorprendente foto di Wood che siede alla macchina da scrivere  con la quarta di copertina che Clowes ha realizzato per il libro di Ivan Brunetti An Anthology of Graphic Fiction, Cartoons, and True Stories, volume 2. La vignetta grande, con il fumettista seduto sul suo letto, è chiaramente ispirata alla foto di Ortiz (immagine sopra).

L’intera copertina, un eccellente esempio del recente spostamento di Clowes verso la narrazione frammentata, vuole una attenta lettura Parille-iana[*]. Per farla breve, la grande vignetta con il fumettista seduto sul letto è, credo, la scena centrale. Tutti gli elementi grafici principali per la copertina e i vari frammenti minori sono presi da cose che il fumettista vede nella sua camera. L’intera pagina è sulla relazione tra lo spazio fisico limitato in cui un fumettista lavora (la squallida camera) e i prodotti della sua immaginazione. Questa relazione mostra elementi sia discrepanti (le immagini che il fumettista disegna sono più romantiche di quelle reali) sia di collegamento (gli elementi grafici che il fumettista disegna sono presi dalle cose intorno a sé). E’ particolarmente interessante come il fumetto che ritrae Ivan Brunetti sia completamente diverso dal Brunetti realmente esistente: il fumettista tratta con l’editore solo tramite il telefono e ha un’immagine irreale (e iper-esagerata) di come sia l’editore.

La copertina di Dan Clowes.

***

Link originale al post dell’autore.

Di Jeet Heer abbiamo tradotto e pubblicato i seguenti articoli:
Il Budda di Osamu Tezuka
Little Lulu contro Paperino
John Stanley Notebook
Ware e il canone fumettistico

Abbiamo parlato di Dan Clowes nei seguenti post:

Clowes, intervista su “Wilson”
Appunti su Wilson

Wilson secondo Paul Gravett
Ice Haven: il romanzo a strisce
Dan Clowes al tavolo da disegno
Wally Wood e Daniel Clowes
Clowes sul termine “graphic novel”
Modern Cartoonist (il famoso saggio di Clowes tradotto per voi)

[*] Heer si riferisce a Ken Parrile, esperto conoscitore dell’opera di Clowes, capace di analizzarne le dinamiche e i vari aspetti in maniera dettagliata (si veda il suo articolo su Ghost World: “Sei diventata una splendida giovane donna” che abbiamo tradotto sulle nostre pagine)