Pensieri su 5000 Chilometri al Secondo

di Andrea Queirolo

Se Manuele Fior sa raccontare così bene è innanzitutto perché ha qualcosa da dire e sa come dirlo. Cinquemila Chilometri al Secondo è, infatti, un’opera di esperienze personali. Ciò non vuol dire che sia autobiografica o che i fatti siano accaduti realmente; vuol dire che l’autore si è ritrovato nel racconto e che è riuscito a domarlo, trasmettendo su carta paesaggi, situazioni e sentimenti veri.

Il viaggio rappresenta uno dei temi dell’opera e l’autore ci porta in due posti particolari e agli antipodi, due paesi in cui lui stesso ha vissuto per qualche tempo: la Norvegia e l’Egitto. Nella necessità di lavorare di getto, senza uno storyboard e partendo dal colore Fior impone al suo lavoro una spontaneità genuina. Questa necessità è data dal catturare nel tempo le sensazioni lasciando percepire ed elaborare al lettore il mondo creato dall’autore.
E’ l’occhio di Fior a guidare la mano e i suoi ricordi si fermano sulla carta.
Così la storia colpisce di netto e trascina la lettura che passa velocemente da un momento all’altro, da un paesaggio all’altro, da una situazione all’altra.

E’ la storia di una vita, un parallelo fra Lucy e Piero che da giovani si amano e le cui strade si dividono per rincontrarsi tempo dopo, in una mezz’età che non ammette ripensamenti.
E’ un libro basato sulla causa e l’effetto, sulle decisioni dei personaggi.
Un racconto di scelte e di errori, tutti decisivi.
E’ un racconto sulla lontananza dalla propria terra, sulla malinconia e sul ricordo, il quale allo stesso tempo è segnato dalla consapevolezza dell’essere cambiati.

Il fumetto, che si regge sul gioco della progressione temporale, è suddiviso in capitoli e ognuno inizia con delle gocce di pioggia, che aumentano man mano che i personaggi diventano adulti e che alla fine sfociano in un temporale. La pioggia che nasce, cresce e finisce può esser vista come una similitudine della vita, la quale ha un inizio e una fine.
Dopo il nubifragio ecco che la pagina dell’ultimo capitolo è bianca, tutto è finito, torna il sole e la storia ricomincia.

Nessun dei due protagonisti, alla fine è contento della sua situazione attuale, ed è l’imprevisto a mettergli pressione, portandoli in un futuro che per loro rimane incerto. E’ Nicola, l’amico di Piero, a segnare il finale, con la sua maglietta che sfoggia la scritta “No Future”, come a sottolineare l’incertezza dell’età adulta che verrà.

E’ la vita che scorre veloce, che va a 5000 chilometri al secondo, che ti trascina via e non ti lascia il tempo di riflettere. Poi, quando ti volti e guardi indietro, è ormai troppo tardi.

Per approfondire l’argomento potete leggere l’importante conversazione fra Giacomo Nanni e Manuele Fior: parte 1 / parte 2.

2 risposte a “Pensieri su 5000 Chilometri al Secondo

  1. Questo è un altro bel libro di Fior.
    Come se ne avesse fatti di brutti 🙂
    Magistrale.

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