Nella prima parte di questa analisi (QUI), ho proposto di limitare la definizione di fumetto a quel linguaggio che rispetta questi parametri:
- combina parole scritte e immagini in sequenza;
- il punto di vista delle immagini è fisso, ed è scelto dagli autori;
- in esso il movimento sia solo suggerito da “artifici” grafici (ad esempio, ma non esclusivamente, le linee cinetiche o frammenti di oggetti lanciati “sospesi in aria”) o dalla successione delle immagini;
- per fruirne, il ritmo di lettura delle singole parti sia determinato dal lettore, mentre l’autore può solo suggerire questo ritmo.
Ho poi cercato di mostrare come, partendo da questo presupposto, da un lato i fumetti “Formato PDF” non presentino variazioni di linguaggio rispetto al fumetto cartaceo (tranne le slideshow, che a rigore non sono più fumetto); come, dall’altro, esperimenti basati su semianimazioni, realtà aumentata e 3D siano talmente radicali nella loro variazione di codice da non poter più essere classificati come fumetti “veri e propri” sulla base dei parametri dati sopra.
Continua a leggere →