Intervista a Maria Grazia Perini

di Paolo Motta

Presentiamo un’intervista a Maria Grazia Perini,  giornalista e scrittrice che negli anni ha diretto il Corriere dei Piccoli, Snoopy, Quattrozampe, Eureka, le collane librarie Rizzoli Junior e Milano Libri e coordinato tutte le testate Marvel edite dalla Editoriale Corno.
QUI un’interessante pagina facebook a lei dedicata.

-Quale è stato il tuo primo approccio col fumetto?

Nel 1968, rispondendo a un annuncio sul “Corriere della Sera”, in cui la Editoriale Corno cercava un redattore/redattrice in vista di un ampliamento dell’attività editoriale.

-Com’era lavorare alla Corno?

All’inizio è stato un po’ uno shock….gli unici fumetti che avevo letto in vita mia erano stati “Topolino” e “Corriere dei Piccoli”…e quando mi ritrovai tra le mani “Kriminal” e “Satanik”, beh…fu un colpo allo stomaco…da cui mi ripresi però subito, quando vidi “Eureka” e il resto della produzione…i primi passi di Alan Ford….insomma, una esperienza esaltante,  soprattutto grazie a Andrea Corno, un Editore unico nel suo genere…che lasciava “liberi” i suoi collaboratori di esprimere la loro creatività..

-Tu sei stata una grande amica di Magnus, com’era lavorare con lui?

Lavorare? Con lui era un “gioco continuo”..una gag dopo l’altra..si rideva, scherzava…ogni tanto aveva brevissimi momenti di malinconia una malinconia che veniva da lontano…ma poi si riprendeva subito…era un vero uomo di cultura, molto intelligente.,non faceva sfoggio di frasi fatte…un genio…un amico che continua a mancarmi moltissimo…

-In quel periodo sei stata impegnata su Eureka. A quali personaggi e strisce ti sentivi o ti senti più legata?

– Di “Eureka” sono stata dapprima “capo redattore” e poi “direttore responsabile”: un’avventura davvero entusiasmante!!! Facile dire quali sono stati i personaggi e le strisce a me più cari: innanzitutto “Andy Capp”, di cui ero anche la traduttrice ufficiale, “Colt”. “Gummer Street”, “Sturmtruppen”, “Lupo Alberto”, ”Maxmagnus”, solo per citarne alcuni….è che per un verso o per l’altro, ognuno ha avuto un significato particolare per le sue caratteristiche.

-Hai curato in pratica tutte le testate dei supereroi “Marvel” come pensi sia cambiato questo genere da allora ad oggi?

Innanzitutto è cambiato il target di riferimento: l’età media dei lettori si è alzata di parecchio e di conseguenza le storie sono più “mature”, il linguaggio è profondamente cambiato, mutuandosi di fatto con quello cinematografico e televisivo. E, anche dal punto di vista grafico, direi che non esiste più uno stile “Marvel”, ogni disegnatore è un universo a sé.

-Il “Corriere della Paura” è stata in pratica la seconda rivista in Italia, dopo “Horror” della Sansoni, a concentrarsi sul fumetto dell’orrore. C’erano molti personaggi interessanti, da Morbius il Vampiro Vivente allo zombie Simon Garth, da Dracula a Man-Thing. Cosa puoi dirci di questa tua esperienza?

Ancora una volta…ESALTANTE! La “mia” trovata, se così vogliamo chiamarla, fu di rivolgermi in primis a un pubblico di ragazzini (la sigla CdP era quella del mitico “Corriere dei Piccoli” a cui io feci il verso con il mio CdP, “Corriere della Paura”), proprio per esorcizzare le loro paura e l’esperimento di fatto si rivelò più che positivo. Certo, c’era anche una parte di pubblico più adulto che, oltre ai fumetti, apprezzava i pezzi di Cesare Medail, un vero e proprio studioso dell’occulto…

-Poi c’è stato il passaggio alla Rizzoli. Hai avuto modo di lavorare su “Snoopy” e sul “Corriere dei Piccoli”. Quali erano le differenze tra queste due testate?

Beh, innanzitutto sono entrata in Rizzoli come “direttore editoriale” della nascente “Rizzoli Junior” e del settore libri della Milano Libro, in seguito mi vennero affidate le direzione responsabili prima di “Snoopy” e poco dopo anche del”Corriere dei Piccoli”: Le differenze tra le due testate?
Macroscopiche! Intanto il primo era un mensile e il secondo un settimanale, immaginiamoci quindi la mole di lavoro e con due redazioni davvero “risicate”! Poi con “Snoopy” c’erano vincoli, spesso quasi invalicabili con i detentori dei diritti americani che controllavano riga per riga tutta la parte redazionale spesso censurando senza tenere in considerazione che il pubblico italiano aveva gusti e esigenze differenti da quello americano. Con il “Corriere dei Piccoli” era tutta un’altra cosa!

-Sul “Corriere dei Piccoli” c’era una specie di feedback tra la tua vita reale e i fumetti che pubblicavate, penso alla “Banda Quattrotti”, a “Gino e l’etologia”, con protagonisti i tuoi cani e il tuo gatto, penso ancora alla
“Pazza Redazione” con protagonisti tu e i tuoi redattori. Da dove venivano queste idee? Forse la “Pazza Redazione” deriva da quello che aveva fatto Castelli con “Tilt” sul “Corriere dei Ragazzi”?

Tra me, la redazione e i piccoli lettori si era stabilito un rapporto “specialissimo” (che continua tuttora su Facebook!!), per cui le serie citate sono nate quasi “spontaneamente”, una sorta di continuità tra la vita reale e la vita immaginifica…senza nulla togliere a Castelli, l’idea della “Pazza”, fu sostanzialmente dell’amico Dario Pennati a cui va il mio accorato ricordo…

-Il “Corriere dei Piccoli” divenne “Corrierino”. C’erano molti autori notevoli come Cinzia Ghigliano, Fabio Visintin, Altan, Sergio Frigerio e tanti altri..cosa non ha funzionato?

Divenne il “Corrierino” perché così era sempre stato chiamato dai lettori e, a tale trasformazione, abbinammo anche una revisione grafica davvero molto originale. Cosa non funzionò? Direi nulla…di fatto la Rizzoli non era più di tanto interessata al genere “ragazzi” (non fece mai, infatti, notevoli investimenti né su Snoopy né sul Corrierino) e quando la Egmont si fece avanti per acquistare la testata credo che da parte dell’Editore non ci fu stato nemmeno un secondo di ripensamento…Cedere il “Corrierino” alla Egmont e decretarne la morte fu, purtroppo, la stessa cosa….

-E oggi cosa fa Maria Grazia Perini? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Una miriade….ma non sto certo a dirli!!!!!!

9 risposte a “Intervista a Maria Grazia Perini

  1. La Mitica MGP è stata – ed è tuttora – una figura di riferimento importante per migliaia e migliaia di giovanissimi, giovani, adulti e, ehm, anzianotti lettori.
    Il suo rapporto con le opere pubblicate e coi lettori e le lettrici ha sempre avuto qualcosa di speciale, qualcosa “in più” che è difficile, se non impossibile, trovare in altri redattori/direttori.
    Lei è sempre stata, ed è, vicina ai lettori e alle lettrici, in un senso non retorico ma vero e spontaneo.
    Figura importantissima per l’editoria italiana tout-court, è una gioia e un piacere poter chiacchierare con lei!
    Le mando un saluto affettuoso anche da queste pagine, e grazie per l’intervista!

  2. Grazie di aver pubblicato l’intervista che ho realizzato:-)

  3. MGP é una persona simpaticissima e “solare”, una donna d’altri tempi per genuinitá e sinceritá, bontá e dedizione nelle le cose in cui crede.
    E corretta e misurata nel suo parlare e non crea polemica, piuttosto ha uno stile conciliatore , senzanulla togliere peró alla sua verve e alla sua combattivitá in caso di essere attaccata.
    Fortunati sono le persone che hano avuto il piacere oltre che l’honore e il regalo di averla conosciuta.
    Ti inspira fiducia e sicurezza e ha un bagaglio intellettuale notevole per cui puoi stare a parlare ore con lei perdendo il senso del tempo.
    É poi , é una amica , sa valorare l’amicizia e dá senza chiedere.
    In poche parole una persona per bene della quale tutti vorremmo essere suoi amici……

  4. Nella posta del CdP la mitica MGP dichiarava tutto il suo amore per Simon Garth e si doleva della fine – catartica – della storia e dello zombie, ma non disperava di non poter provare qualcosa per N’Kantu La Mummia Vivente che aveva preso il posto del capellone con il muso di Ed Bunker ed il fisico di Iggy Pop. Forse Tiz Sclavi era un lettore e fan della signora e quella cosa de ” i mostri siamo noi e quelle cose che si nascondono nell’ombra ed escono solo al crepuscolo, ma a dispetto delle squame e parapodi non sono tanto male ” arriva da lì.

    Confesso che l’intervista non mi è sembrata completa perchè Emmegipì omette di parlare di Max Bunker , la qual cosa non ha senso. Nei primi anni ottanta, Franco Franchi interpretò una sua bio per la RAI ( Un uomo da ridere ) senza che la sceneggiatura contemplasse Ciccio Ingrassia ( il dinamico duo aveva litigato e avrebbe fatto pace solo qualche anno dopo ).
    Luciano Secchi ha scritto un editoriale sul suo Alan Ford ( quello che tirava in ballo SBE ) e la signora Perini aveva risposto ( in rete se non erro ).
    E’ comprensibile che eluda elegantemente la questione ( chi ha voglia di tornare a parlare di persone che non abbiamo lasciato nel migliore dei modi ? ), ma un lettore implume che non conoscesse l’ Editoriale Corno, nel leggere ”solo ” di Magnus senza nessun riferimento all’altro 50 % della premiata ditta ( e motore di molte iniziative come Eureka ), si ritorverà con una sola tessera del mosaico. Peccato.

  5. Crepascolo: tu non lo sai, ma io ti adoro e, in effetti hai ragione.
    Quindi, aggiungo qua un link alla discussione che riporti alla nostra memoria, il pezzo mancante del puzzle: http://www.facebook.com/topic.php?uid=168910303650&topic=16703.
    Aspettando di rileggerti…
    AQ.

  6. Grazie della stima che ricambio. Confesso che – sebbene sia un fan entusiasta e ami le novità – mi mancano esperimenti Cornici come riviste in b/n con i personaggi horror o in kimono della Casa delle Idee. Emmegipì era la mia Lancillotta, la mia Alfred Penniworth senza baffetto malandrino. Siedeva alla destra del voster semper voster e dava del tu a Vlad. Non ti dico il mondo che si è spalancato davanti ai miei occhietti da sorcetto non sorcino quando ho letto il numero cinque di Shang-Chi e l’ho visto incrociare la strada fangosa di Man-Thing ! Il cinese che girava scalzo per Central Park ( ti rendi conto ? nei seventies era meno pericoloso fare un pediluvio nella benza con una sigaretta accesa che pendeva da un angolo della bocca ) e viveva in un mondo ” di grandi ” ( era immortale, okay, ma aveva concubine eteree e appena maggiorenni quindi abitava nei paraggi di Ian Fleming cioè la Vita degli Adulti ) poteva incappare nel Marvel Universe classico, quello dell Uomo Assorbente ( nome che allora non mi pareva ginecologico ) e del Pittore dei Mille Pericoli ( secondo me Johnny Storm è stato ucciso oggi da un ex bimbo di quegli anni che non capiva la poesia dei suoi avversari naif degli anni sessanta nelle avventure a solo ). Una epifania che nemmeno nei lavori di Joyce. Mi sembra di ricordare che MGP abbia scritto anche un episodio di Daniel. E nella posta di Alan Ford rispondeva ad un lettore dichiarando che di Pannella pensava ” tutto il bene possibile ” ( si era nel periodo post referenda su aborto et divorzio ). Oggi il Marco non tedesco è uno sciamano con il codino che non sarebbe stato male vedere nei panni del mentore del primo Foolkiller di Gerber contrapposto all’alter ego di Ted Sallis. Magnus Pictor Fecit è dove ha tutte le risposte che non ha avuto Unknow ferito gravemente e operato d’urgenza qualche anno dopo. LS è in bunker da cui difende una posizione che sarebbe meglio lasciare – che continui a a scrivere il soggetto, ma faccia sceneggiare ad autori in sintonia con lo spirito del tempo se vuole catturare anche il pubblico di Scott Pilgrim e di Dan Caluri – e che lo trasforma agli occhi della rete nell’ultimo giappo che combatte nella giungla a pochi passi da un centro commerciale.
    Peccato. Io vivo per vedere una versione ultimizzata di Cliff in cui lo scienziato beve il suo intruglio e si trasforma nella Mamie di Via col Vento per poi finire nelle mani di un altro mad doctor che lo cronodisloca nella Harlem di Malcom Little ancora delinquente prima di prendere una X ed il suo posto nella storia. O un Max-Magnus steampunk con un monarca schizofrenico in cui albergano le personalità di un re ladro e di un amministratore fiduciario ancora + ladro. O un Grande Cesare nello spazio e nel futuro quale tycoon galattico e signore di un network di computer liquidi che si contrappone a Gesebel, ribelle con look da corsara hi-tech. O un Padre Kimberly quale metaumano nato da una maledizione di cui è stato bersaglio durante la sua ferma in Vietnam e condannato a portare Morte Senza Assoluzione ai cattivi su e giù per gli USA da uno sciamano avatar del demone del contrappasso.
    Covers alla Corteggi ( una cosa come quelle del Decu per John Doe ), struttura classica dei tascabili di Max Bunker, b/n, abuso – come citazione sia chiaro – dei trucchetti di Raviola come campo e controcampo con le sagome nere e gli occhi di bue ad inquadrare i primi piani, overdose di retini, dida secche, ritmo alla Chuck Dixon, disegni che rileggano in modalità ” lo spigolo vince sull’arrotondamento ” la lectio di John Buscema ( diciamo Ramon Bernado , Sergio Cariello ”domato ” o Tom Fowler a cui non si perdonino inquadrature troppo ardite ). Centomila copie di tiratura. I primi numeri immediatamente ristampati. SKY interessata alla produzione di miniserie.
    Forse.

  7. In effetti viene facile adorare Crepascolo.
    Mi ri-dichiaro ufficialmente anch’io 🙂

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