Intervista a Box Brown

di Salvatore Giommarresi
traduzione di Lucia Manfredi

Brian Brown in arte Box Brown classe 1980 è un fumettista da poco arrivato da oltre oceano grazie al suo stile fresco e personale.  Principalmente dedito all’autoproduzione, nel 2011 ha vinto il prestigioso Ignatz Award nella categoria “Best Outstandig Minicomics” per Ben Died of a Train. Per il 2013 la First Second ha annunciato la pubblicazione del suo primo fumetto lungo che sarà incentrato sulla figura di Andre The Giant. E’, inoltre, l’uomo dietro il progetto Re-Tro-Fit-Comics, piccola realtà indipendente dedita alla pubblicazione di minicomics. Sabato 23 a Bilbolbul si terrà la presentazione del suo volume italiano Inside The Box pubblicato dai ragazzi di Lök Zine.
Questa intervista è stata condotta da Salvatore Giommarresi in arte Saxarts Laveau (QUI il suo blog).

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Ciao Brian! Posso chiamarti Brian?

A dire la verità preferisco Box per i progetti che riguardano il fumetto, così non ci si confonde. Il soprannome mi è stato dato al college. E ancora adesso quando incontro degli amici del college mi chiedono “Ti chiamano ancora ‘Box’?” e io gli rispondo “Certo, adesso è il mio nome d’arte.”

Partirei subito dai tuoi inizi, come è cominciato tutto? Voglio dire il tuo avvicinamento al mondo dei fumetti a la decisione di farli.

Ci stavo pensando proprio stamattina. E’ molto tempo che apprezzo il lavoro nel fumetto di Matt Groening. Nel 2004 mio zio mi ha mostrato American Elf di James Kochalka. Non avevo mai realizzato prima che si potessero fare fumetti su cose che succedono nella vita di tutti i giorni. Come molti, molti, altri ho iniziato a fare fumetti autobiografici e a postarli online. Poi sono arrivato a realizzarne continuativamente per qualche anno un webcomic dal titolo “Bellen!” che era semi-finzionale. E poi è stato come se fosse cominciata una gara di velocità, ho lasciato il mio lavoro di ufficio ed ho iniziato a lavorare di più sui fumetti, nel frattempo ho avuto molti lavori part-time: immissione dei dati per una compagnia di porno, consegna delle pizze, “tecnico” in un negozio di dischi ecc. ecc. ora lavoro solo sui fumetti.

Nel 2011 decidi di creare RET-RO-FIT COMICS un progetto che propone ogni mese un volumetto di 32 pagine creato da svariati artisti, ci racconti come è nata l’idea?

Bè ho cominciato quel progetto con Kickstarter.com e ora penso di continuare a pubblicare per il prossimo futuro. Ho imparato molto durante quest’ultimo anno. Ho impacchettato e spedito in giro 10000 fumetti dal mio piccolo ufficio sul retro. Ora il mio salotto è pieno di scatole. Per fortuna mia moglie mi ama.

your_sins_01Ultimamente avete messo in piedi un progetto di crowdfunding tramite Kickstarter per l’albo “SP7” coinvolgendo molti artisti, ci parli dell’esperienza e del libro?

Principalmente è stato positivo al 100%. Sono riuscito a raccogliere abbastanza da pagare gli artisti (almeno un pochino) e a fare questo fumetto che ci tenevamo a fare. E’ stata un’idea del mio amico Ian Harker che mi ha aiutato ad organizzare gli artisti e ad editare un po’ il materiale. Ma gli artisti hanno fatto un lavoro fantastico. Siamo elettrizzati.

So che al momento stai lavorando ad un libro su Andre The Giant puoi parlarcene?

Sono fan del wrestling da tutta la vita. Circa un anno fa stavo pensando a quanto mi piacesse il wrestling quando ero bambino e mi stavo informando su Andre. Ho letto che veniva accompagnato a scuola dal commediografo Samuel Beckett e ho pensato che sarebbe stato materiale perfetto per un fumetto. Così ho creato una Zine su Andre the Giant. Poi ne ho fatta un’altra e poi si è evoluto in un progetto molto più grande. E’ diventata una biografia a fumetti di 200-250 pagine.

Dopo anni di self-publishing che effetto fà lavorare con degli editori? Non entri in conflitto con il tuo “io interiore da editore”?

E’ molto bello! Sono felice di lasciare a loro un po’ del lavoro. Certo, potrei sentirmi diversamente dopo che si sarà avviato il processo editoriale, ma principalmente sono grato e felice che qualcuno mi stia dando la possibilità di realizzare questo grande progetto.

Adesso in arrivo anche qui in Europa con un mini-Kus, di cosa si tratta?

Un giorno mi sono seduto e ho deciso che avrei realizzato un fumetto a colori e che volevo farlo il più velocemente possibile.

Quindi, l’ho disegnato in piccolo e ho solo cercato di essere rilassato e di divertirmi e di lasciare che il fumetto prendesse la piega che voleva. Quando l’ho finito non ero certo di sapere cosa farne, ho pensato di stamparlo io stesso, ma lo volevo stampare a colori. Avevo fatto qualche fumetto per l’antologia Kus e mi erano stati inviati alcuni mini-fumetti a colori stampati da loro. I mini-fumetti erano bellissimi e piccoli e guarda caso erano esattamente della dimensione adatta per Killman. Quindi gli ho scritto un’email chiedendo se potessero aiutarmi con la stampa. Ma hanno risposto che l’avrebbero pubblicato loro stessi. E così è stato!

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Lök ha appena tirato fuori dal forno un volume caldo, caldo, di cosa parla? come è nata la vostra collaborazione?

Avevo postato il mio fumetto Best Friends Forever sul mio sito e ne avevo fatto un mini-comic, per fortuna lo hai trovato. Ho realizzato Chubby Chasers invece come zine lo scorso anno. E’ una storia inventata, ambientata all’incirca nella mia vecchia città in New Jersey. Il ragazzo nella storia avrebbe potuto tranquillamente essere uno studente della mia scuola. E poi si è conclusa con alcune storie sull’artista Peter Paul Rubens. Ne sono molto fiero.

Nel nostro paese sta prendendo sempre più piede il crowdfunding e alcuni pionieri stanno cominciando ad usare questa risorsa, credi che in un periodo di crisi economico come questo sia l’unica soluzione per le piccole etichette autoprodotte?

Penso al crowdfundig come ad un qualsiasi altro strumento nella cassetta degli attrezzi dell’artista, negli USA ci sono diversi modi per ottenere fondi per i progetti. Il bacino dei talenti è traboccante mentre il mercato è ristretto. Sono felice ogni volta che qualcuno riesce a fare ciò che desidera. La vita è troppo breve, amico mio. Abbiamo 70 – 80 anni su questo pianeta, se siamo fortunati, se riesci a trovare un modo di passare il tempo facendo le cose che vuoi fare allora sono assolutamente favorevole.

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3 risposte a “Intervista a Box Brown

  1. Complimenti per l’intervista e per l’attenzione ad autori e realtà misconosciute o trascurate (colpevolmente) dai soliti siti concentrati sulle solite quattro cazzate. Spero che continuiate così, anzi, esploratelo di più questo mondo. Io, da lettore, ve ne sono grato.

  2. Grazie mille Luc, se oggi sei a Bologna si presenta la una piccola antologia su Brown Box, spero di vederti qui (segui il link) http://www.facebook.com/events/520705261293525/?fref=ts

  3. Si può dire “quoto Luc”?
    Quoto Luc.
    Un caro saluto.