È passato un anno dalla morte di Sergio Toppi, l’artista che non voleva essere chiamato maestro. Un vuoto colmato in parte delle sue opere e della sua grande lezione:
“Mi è sempre piaciuto esplorare ogni direzione possibile. Non mi sono mai legato a un personaggio perché ho sempre guardato orizzonti lontani. Lo stile ‘toppiano’? Che brutta parola… sembra un’offesa. Quello è il prodotto di una vita. Ho portato avanti una severa autocritica, ho lavorato continuamente su me stesso, modificando ogni volta qualcosa. Quel tanto che era sufficiente a migliorare un po’. Questo mio stile è comunque il frutto di una grande fatica”.