Nella metà degli anni ’80, la First Comics era uno degli editori indipendenti che
pubblicavano i fumetti di miglior qualità. Fra questi, si distingueva una serie che, pur vendendo bene, nonostante l’alto prezzo di copertina (come tutti i prodotti “indie” a colori), nel corso degli anni esercitò un’influenza seminale: American Flagg!. Di lì a poco, questo fumetto avrebbe influenzato comics ben più conosciuti, fra cui il celeberrimo Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. Il deus ex machina della serie era Howard Chaykin, che poi ebbe una carriera di grande successo e che ancora oggi gode di un ottimo riscontro da parte della critica. Ma se Chaykin era Jordan (come si resero conto i lettori, quando AF!, dopo il suo ciclo di storie, passò nelle pur capaci mani di Steven Grant e J.M. De Matteis – insieme a Mark Badger), il letterista/grafico Ken Bruzenak era un degno Scottie Pippen.
Bruzenak era molto più di un letterista classico (a là John Costanza o Gaspar
Saladino, per dire): univa un grande senso grafico, eleganza calligrafica e raffinatezza quasi déco nelle onomatopee, completando e “riempiendo” i sontuosi disegni di Chaykin e i suoi elaborati layout di pagina. Oltretutto, i caratteri da tipografia “classica” proponevano un adeguato contraltare “alto” alle vicende – spesso eccessive – di sesso, politica e piccoli intrighi che AF! così bene rappresentava.
Per anni, Bruzenak è stato lo standard, per quanto riguardava il “page design” preComicraft. Prima della nascita del lettering al computer e dei successi di gente come Richard Starkings, infatti, il suo lavoro con Chaykin, su AF! ma anche su Blackhawk (DC), Black Kiss (Vortex) e Wolverine: Scorpio Connection (Marvel), ha simboleggiato il top degli anni ’80. Il suo stile era più (tipo)grafico che di semplice lettering, con la costruzione di intricate insegne e segnali stradali (come in Time2), l’uso di font diversi per i diversi personaggi (con speciale cura per mostri e robot), l’uso di caratteri grafici inusuali per gli effetti sonori, l’impiego di balloon elaborati e curiosi e la commistione di balloon e caratteri tipografici formali e déco per creare effetti grafici.
Bruzenak è giustamente considerato la prima “superstar” del lettering (ha
vinto il premio Harvey Award come miglior letterista per tre anni consecutivi, dal 1988 al 1990, per American Flagg!, Mr. Monster e Black Kiss), e si può certamente ritenere il “padre” di attuali celebrità del lettering quali Todd Klein o la già citata Comicraft.
Provoca quindi un particolare dispiacere vedere che Bruzenak è oggi una specie di relitto fumettistico, che dal progresso tecnologico che lui stesso ha contributo ad accelerare sembra essere stato ucciso. Il Bruzenak di oggi è caratterizzato solamente da balloon senza alcun senso estetico fatti apparentemente in fretta e furia con Illustrator e un lettering al computer di stampo abbastanza dozzinale e privo dei guizzi di inventiva che ne hanno caratterizzato lo stile fino all’inizio degli anni ’90, se non oltre.
Una prova? Basta guardare i recenti Marked Men (Dark Horse) e Satellite Sam (Image). Tutta la maestria di un tempo sembra sparita nel nulla. Fa strano vedere un declino così evidente in un’arte che molto spesso deve la propria importanza all’invisibilità. Ma tant’è. Speriamo che Bruzenak si accorga del passo falso e torni a deliziarci con le sue evoluzioni grafiche e tipografiche nel futuro prossimo. Del resto, se Matt Fraction ha rimesso insieme la coppia Chaykin-Bruzenak in Satellite Sam, il motivo è chiaro. Vuole raccontare come American Flagg! nel 1984. E, per questo, il “vecchio” Bruzenak è essenziale. Di quello “nuovo”, non sappiamo che farcene.
L’ha ribloggato su Daken from Vault 101.
Ottimo articolo. Solo, non capisco cosa voglia dire “deus ex machina” in questo contesto.