L’ultimo dei grandi

di Andrea Queirolo

Questo dialogo a tre è avvenuto veramente la sera di sabato tre marzo per le strade di Bologna. E’ colloquiale, non ha nessuno scopo particolare, ma mi sembrava interessante riportarlo, così a memoria. -AQ

-Ehi ragazzi, lo avete visto chi girava in sala oggi?
-Chi c’era?
-L’ultimo dei grandi…
-Chi?
-L’ultimo dei grandi autori italiani: Sergio Toppi.
-Davvero?!
-Si si, mi pareva fosse lui.
-Già, era li che si guardava tutti i fumetti.
-Si è letto quasi tutto l’Eternauta di Breccia.
-Eh, vorrei vedere, d’altronde…
-Dico io, ma dopo Toppi…
-Il vuoto…
-La morte nera forse!
-Eppure non sono neanche troppo lontani quei tempi…
-Per me son quattro i grandi italiani…
-Sarebbero?
-Bè, Toppi, Battaglia, Pratt e Micheluzzi.
-Naaaaa, Pratt era una spanna sopra tutti!
-Oddio, non saprei, ha i suoi pregi, ma innalzarlo sopra tutti…
-Non credo proprio sai?
-Sentiamo il perché, dai…
-Mha, a me è sempre piaciuto di più Micheluzzi…
-Si, il rigore, la costruzione…
-Il lettering!
-Si il lettering! Incredibilie!
-Si vabbé, ma non ha mai creato nessun personaggio epocale come ha saputo fare Pratt…
-Mmmm, ha saputo reinventarsi, giocare coi generi…
-Per non parlare del suo Dylan Dog!
-Si, probabilmente il migliore di sempre…
-Era verso la fine della sua carriera, ricordate la piega alla francese che aveva preso il suo tratto?
-Strepitoso!
-E Battaglia?
-Quello era un visionario, forse solo paragonabile a Breccia.
-Breccia padre?
-Ovviamente…
-Non parliamo di Toppi che sta ancora li a disegnare…
-Secondo me non sa neanche più quanti fumetti ha fatto in vita sua!
-Un’infinità!
-Stai sicuro che non se lo ricorda.
-Mica come certi autori di adesso…
-Lasciamo perdere va!
-Si però qua ci stiamo dimenticando di qualcun’altro…
-Essi cazzo, De Luca dove lo mettiamo?
-Verissimo, quello rientra di diritto fra i grandi italiani.
-Potentissimo.
-Aspetta, aspetta un po’…e allora Magnus?!
-Già, già…
-Quindi son sei? Battaglia, Toppi, Magnus, Micheluzzi, Pratt e De Luca.
-Si, direi di si.
-E Buzzelli?
-Quello era troppo avanti per i suoi tempi, lo è pure oggi.
-Purtroppo se lo ricordano in pochi.
-Purtroppo.
-Dite che c’è qualcuno che potrebbe raccogliere l’eredità di questi giganti?
-…
-Mmmmm…
-Mha, non saprei, davvero, di sti tempi…
-Eppure secondo me uno c’è.
-E chi sarebbe?
-Bacilieri.
-Bacilieri?
-Oddio, non saprei!
-Ma non è un po’ giovane?
-Mha, si, però avrà quasi cinquant’anni…
-Ah…
-Sembra sempre uguale però!
-Ahah, in effetti!
-Comunque ha quasi trent’anni di pubblicazione alle spalle.
-E’ vero, ha fatto un mucchio di roba.
-Vedi, è già un punto a favore.
-Tu dici?
-Dico, dico.
-Si ma come giustificheresti questa scelta?
-Bé, bisognerebbe ragionarci. Intanto ha un percorso simile agli autori che abbiamo citato.
-Mmmmm…
-Ha pubblicato su rivista, in Francia, in volume e lavora anche per Bonelli.
-E’ vero, a queste cose non ci pensa mai nessuno…
-Non è che sparo cazzate così per il piacere di farlo!
-Ahahah, si però a me non mi ha mai convinto.
-In effetti non ha mai fatto niente di incisivo, però devo riconoscergli un gran lavoro sul lettering.
-Ma state scherzando o cosa? Avete letto Durasagra o Supermaso?
-Durasagra no!
-Ecco…
-Supermaso era potentissimo!
-Di più! Comunque pensandoci bene, avete notato come i suoi lavori siano così italiani, dalle radici, sia storiche che fumettistiche?
-Epperò è vero, curiosa come cosa.
-Poi tutto il suo sviluppo, il saper toccare vari generi…avete visto che hanno ristampato Phonx?
-Si, il tratto è molto diverso da quello di Sweet Salgari!
-Del tipo che raggiunto una sintesi!
-Potrebbe essere…
-In effetti è da considerare il fatto che è anche autore completo…
-E poi è un visionario. Vi ricordate le sue storie su Napoleone?
-Si, l’ultima era strana forte.
-A me è piaciuta, aveva quel finale…
-Quello dell’aereo.
-Si, aveva delle tavole allucinanti.
-Però, insomma, ne ha ancora tanta di strada da fare.
-In che senso?
-Cioé, può ancora disegnare per tanti anni.
-E ti sembra un male?
-No no, voglio dire…
-Però potrebbe farne parecchie di cappelle.
-Vabbé come se Pratt non avesse mai fatto cappelle…
-Micheluzzi ha mai fatto cappelle?
-Che è, mi vuoi fregare?
-Ahahahah, si sa mai eh…
-Eppure secondo me ne abbiamo dimenticato uno… 

55 risposte a “L’ultimo dei grandi

  1. Divertente ed entusiasmante… Pazienza no? Certo, molta meno esperienza e prodotti, ma chissà cosa avrebbe fatto…

  2. Che palle con questi “ultimi dei grandi”.
    Se iniziaste a cercare i nuovi grandi, forse usciremo dalla situazione stagnante in cui siamo.
    Cominciamo da Paolo, e andiamo avanti. Basta stare sempre a guardare indietro.

  3. Tipo: sarà ora che anche la critica lo prenda sul serio a Ortolani che a un grande come Bonvi non ha nulla da invidiare?
    Deve schiattare per vedersi riconosciuto lo stato che si merita?

  4. Il migliore in assoluto tra i cartoonists nostrani – e mi piace ricordarlo oggi che è l’otto marzo – è Ugobalda Ticonderoghi ( 1908 Bernareggio – MI ). Nome noto solo ad una cerchia di aficionados che, in tempi in cui non era ancora possibile saltare nella Rete e prendere al volo tutte le info, erano soliti farle la posta fuori dalle redaz che ” Ugat ” nutriva con le millanta pagine che sapeva produrre. Tempi eroici in cui le nuvolette erano abitate da artigiani che si firmavano Fergal o Galep, non so se rendo.
    Ugat aveva ancora le trecce di una Pippi Calzelunghe della Brianza quando fu scoperta da un talent-scout di uno di quegli zines antologici del Ventennio il cui nome ”non” poteva essere Il Pusillanime o Il Tremebondo.
    Cominciò sgommando le tavole di uno di quegli indomiti piloti dal muso alla Pamela Prati e dal fisico alla Hulk Hogan.
    Dopo il ’45 curava gli sfondi di quei cloni del Topo di Walt che tanto piacevano ai benpensanti.
    Mentre il Paese si faceva venire il crampo dello scrittore firmando le cambiali per la 600 Fiat ed ascoltava i primi songs del Molleggiato, Ugat era il ”negro” in tanti neri italici del fattore K.
    I giorni delle targhe alterne nel fine settimana la videro in bonellidi ripieni di anti-eroi dal ciuffo ribelle.
    Nemmeno negli anni di plastica la nostra amica tirò i remi in barca e si mise al timone di effimere risposte alla moda USA e getta degli animaletti motorizzati o ninja.
    Il Muro era caduto da qualche anno quando le chiesero di scrivere e disegnare un biocomics su Rita Levi Montalcini come se lo sarebbe immaginato il Toddster o il sidecick Larsen.
    Oggi sta lavorando ad una miniserie european manga style intitolata Art 18 in cui si raccontano le gesta di una sporca dozzina ( abbondante ) di mutanti senza lavoro et palanche che fanno i cacciatori di taglie. Una combo di Gen 13 e Heroes for Hire, ma con una atmo Scott Pilgrim. E lo firmerà, sicuramente, qualcun altro.
    In ogni caso, grazie tanto di esistere, carissima Ugat !

  5. Paz?

  6. Il qualunquismo a fumetti.

    Il più grande di tutti è stato quello che spiaccicando delle bacche si è messo a dipingere sulla parete della caverna, da lì tutto in discesa.

  7. Queirolo, continua così! L’idea di vendere i tuoi volumi sul blog poi, è troppo bella! Sei il critico più realistico del mondo! fagli il culo! non smettere, si sta giusto un po’ lubrificando

  8. l’ho visto anche io Toppi sabato mattina. è stato un’ora a sfogliare tutti i fumetti di ogni genere che c’erano in fiera (e io ammetto di avergli ronzato un pò attorno per sentire i commenti). poi è arrivato davanti all’eternauta e si è fermato mezz’ora solo su quel volume.

  9. @francesco: hai ragione era sabato, non venerdi!

  10. @crepascolo: sei il prossimo dei grandi! 🙂

    @cita: apriti un blog tuo e venditi la madre. scommetto che ce la fai, se no quantomeno le cazzate le puoi sparare li.

    @rrobe: hai ragione, in qualche modo ci si prova, ma non è mica facile. qua ti saltano tutti al collo appena dici qualcosa di diverso (anche su facebook).
    per me paolo è il primo di una lunga lista di autori grandi.

  11. comunque tanto per chiarirci, che qua già c’è chi parla di classifiche e discorsi qualunquisti: questa era una chiacchierata fra amici, niente di trascendentale. non si voleva fare classifiche. lo scopo del mio post era guardare avanti e non indietro.

  12. @ Rrobe: sicuramente è così, ma fatalità ha voluto che uno dei tre apportasse, nel weekend bolognese, spunti e riflessioni sul “Retromania” di Simon Reynolds in cui, appunto, s’affronta del passato più remoto e recente della musica e, soprattutto, della tendenza a protrarre ciò che è stato in ciò che si è… il passaggio ai “grandi” del fumetto c’è poi venuto naturale

  13. Marco castagna

    Che strana l’esclusione di Crepax…

  14. Tonio Troiani

    @Marco Castagna: Crepax è stato citato…Come altri grandi, ma credo che il fine del post fosse quello di restituire sensazioni e conclusioni di quella discussione fatta per le strade bolognesi: capire un po’ se Paolo Bacilieri possa ambire allo status di grande del fumetto…E ricordiamo che la grandezza degli autori citati a mo’ di esempio era anche nella trasversalità della loro proposta: cosa che credo, in parte, caratterizza anche Bacilieri…
    Per l’umore “retrologico” della discussione direi che Reynolds ne ha colpa: ma poi dando un’occhiata anche nel fumetto c’è una bella ondata archivistico/completista/mimetica nei confronti del passato…E, comunque, non credo che questo post avesse come fine la nostalgia, tutt’altro…

  15. eh, ma Palumbo ragazzi, Palumbo!

  16. E poi ancora Mattotti, e Scozzari, e Carpinteri, tanto per non sbagliarsi (l’epoca Valvoline-Frigidaire ha prodotto un bel numero di giganti e poi il nulla o poco più). Ma si potranno definire “nuovi”? A parte Bacilieri (Ortolani? Bah. E allora Silver?) e volendo Gipi, mi pare però che di nuovi “grandi” si veda poco in giro, a meno che l’autopromozione di alcuni non valga anche come autocertificazione. Grande scrittore-disegnatore insieme sono molto rari. Pur nell’evoluzione del fumetto, livelli come quelli di un Battaglia, Toppi o DeLuca mi sembrano irraggiungibili, così a occhio. Se invece distinguiamo tra scrittori e disegnatori direi che grandi disegnatori ci sono (penso a Carnevale, per dirne uno). In quanto a grandi sceneggiatori per ora mi viene in mente solo Sclavi.

  17. Io prego, giuro, prego, che arrivi gente giovane nella critica.
    Gente così giovane che, a guardare la mia generazione, la percepisca come vecchia e che, quindi, la tratti con lo stesso tipo di acritico rispetto con cui voi trattate i vostri di vecchi.
    Non se ne può più.
    La critica italiana, oggi, non vede a un palmo dal suo culo (e parlo di culo non perché ho voglia di essere volgare ma perché sta dietro).

  18. Marco castagna

    Per me Paolo Bacilieri può tranquillamente ambire allo status di grande del fumetto.

  19. @marco: fin’ora sei l’unico che ha detto una cosa sensata.

    se per ogni cosa che si scrive si viene travisati, è impossibile fare passi avanti. è la percezione che si ha in italia del fumetto che deve cambiare.
    il discorso verteva proprio su questo fatto, partire dagli autori del passato per cercare autori del presente.
    è un’ipotesi, un la, ma se ricevo più di dieci commenti che mi dicono: “e crepax?”, “e pazienza?”, “e giardino?”.
    questo vuol dire che la gente non capisce ne quello che legge, ne gli intenti.
    questa non è una classifica o un’incensamento di alcuni autori del passato (toppi poi è ancora vivo e produttivi, ricordiamocelo), questo è un ragionamento su un autore che è grande e produttivo oggi stesso ma di cui raramente ho sentito parlare in certi termini.
    proprio come ortolani in fondo.
    sembra quasi un tabù.
    bene, allora sfatiamolo.

  20. Vabè, ma rrobe, queste sono chiacchere da nerd, è il caro vecchio “più forte hulk o la cosa” in versione mostri sacri del fumetto. è evidentemente scusate il francesismo, un divertissement. La statura artistica, professionale, la fama internazionale o la seminalità degli autori si possono capire solo dopo che passa un po’ di tempo. Qui stiamo parlando di carriere intere. Anche il più geniale 28 enne, così avanti che secondo me sta facendo la storia del fumetto italiano dei prossimi 50 anni (tipo io), non lo puoi davvero apprezzare ora, devono passare 50 anni. Se Tamburini non si fosse fottuto, ora ci sarebbe anche lui tra quei grandi. Ma ha lasciato troppo poco. Io ce lo metto perchè si, ma come fai a paragonarlo a Toppi. Perchè si abbia una certa idea del reale impatto storico del corpo di un opera autoriale non puoi andare più avanti della generazione di Bacillieri, che poi sono tutti quelli della testata del blog di Plazzi. Palumbo secondo me deve prendersi un paio d’anni e fare il suo libro vero, la bomba, quello che lascia tutti secchi. Gipi c’è gia dentro alla grande, libri fighi ne ha fatti gia diversi, e ha una capacità di segno dei maestri. Per la tua generazione bisogna aspettare almeno ancora una decina d’anni, per fare in modo che i bluff pompati via facebook lascino il posto ai gioielli. Anche solo per avere il tempo di leggere tutto quello che esce. Io Trama per esempio ancora non l’ho letto, che devo fare. Non si può mica leggere sempre tutto.

  21. E Ortolani sicuro, che è sempre di quella generazione, è un maestro.

  22. Non basta essere vecchi per essere grandi, è che bisognerebbe proprio esserlo. Non credo che il problema sia la percezione o il “rispetto acritico (??)” verso i vecchi. E’ che di grandi, a mio parere, se ne vedono pochini, nell’ultima generazione, i già citati. Ma forse sto guardando con l’ano…

  23. Concordo. Guardi con l’ano.

  24. ma Rrobe parla così solo perché spera che qualche bimbo-critico,, cresciuto a pane e peperoni, segnalasse lui come un grande del fumetto.
    purtroppo per lui ne deve correre di acqua sotto (ma forse meglio sopra) i ponti

  25. tranquillo che di premi e riconoscimenti sono a posto.
    Dai, prova a buttarla ancora sul personale, idiota.

  26. Forse pratt e battaglia non si ponevano troppo il tema di essere grandi. Cercavano solo di raccontare le storie che volevano nel modo migliore che trovavano.
    Ecco quello che rimprovero a tanti contemporanei anche bravi, o bravissimi, è questa incapacità di guardarsi lontano dall’ombelico. Il loro e quello dei critici.
    quanto a ortolani, vale il discorso che vent’anni fa si faceva per Bonvi. Per lo stesso motivo per cui ci citano sempre càniff o tott e ci si dimentica regolarmente di gottfredson o barks.
    Lo stesso motivo forse, almeno a sentire guglielmo da baskerville, per cui l’unico libro scomparso della poetica di aristotele è quello sul riso.

  27. non è una questione personale e tieniti pure i tuoi telegatti ma non dico niente di nuovo affermando che non sei né grande ma neanche medio.
    il ricambio generazionale della critica fa bene ma se il prezzo deve essere avere giovani improvvisati allora no.
    ben venga un Queirolo al posto di un Mollica, ma quello che prospetta rrobe può dare buoni frutti solo a chi come lui.
    e non sarebbe un bene per il fumetto, caro.

  28. rrobe, sarai nervoso per qualcosa e ci stà, per l’amor di dio, però io ti faccio un ragionamento, butto giù una sorta di giustificazione ai “tempi tecnici” della beatificazione e possiamo essere d’accordo o no, ma possiamo parlarne, perché io ho effettivamente dette delle cose. E tu rispondi a quelli che mettono in dubbio la tua onestà intellettuale. *io cane, mollali, oh, fai un discorso per motivare la tua preoccupazione, diciamo altri grandi, Ortolani me lo accollo. Dinne altri.

    frank:
    I maestri sono pochini per definizione. é proprio impossibile che siano tanti. Anche se in una generazione lo standard fosse altissimo, comunque ricorderesti come maestri i 5 più bravi.

  29. Rispondo a Giorgio e poi mi levo di mezzo, visto che sono venuto a partecipare a una discussione e mi devo beccare i soliti attacchi personali dal coglione di turno con il cazzo piccolo e l’invidia del pene.

    Dunque: in giro c’è il lavoro di svariati autori, tanto nel fumetto seriale che in quello popolare, che dalla critica non è che viene ignorato, ma proprio non viene visto.
    Lavoro che non esce oggi in edicola o libreria ma che, magari, in questi luoghi, c’è da anni, in taluni casi, decenni. Un tempo abbastanza lungo per essere visto e capito. Un tempo abbastanza lungo per dargli la dignità di esistere.
    Prima ho fatto l’esempio di Leo Ortolani.
    Leo ha vinto tutti i premi possibili.
    Ma una cazzo di analisi vera, su quello che Leo sta facendo sul linguaggio, non c’è.
    Un cazzo di approfondimento vero, su un autore che sono dieci anni che porta avanti il suo personaggio, rivoluzionando il linguaggio non solo della comicità ma del fumetto in genere, non esiste.
    Però, quando esce il Cerebus diu Dave Sim tutta la bella critica del fumetto italiano gli tributa onore e gloria.
    Ecco, pur apprezzando Sim, io ritengo che non valga un decimo como scrittore e fumettista, di quello che vale Leo.
    E penso che quello che Leo sta facendo, con un fumetto popolare, sia infinitamente più grande e ambizioso di quello che ha fatto Sim con un fumetto undrground.
    Eppure niente.
    Ora: Leo è ancora troppo giovane?
    Ma può essere?

    Non vogliamo parlare di Leo?
    Parliamo di uno che mi sta sul cazzo in termini autoriali: Igort.
    E’ in giro dai primi anni ’80.
    Ha saputo imporre un progetto e una visione del fare i fumetti, radicale, che nel bene e (specie dal mio punto di vista) nel male, ha influenzato e sta influenzando generazioni di narratori in Italia.
    La sua visione del fumetto, in cui il disegno è del tutto sussidiario al segno e alla parola, è l’antitesi precisa dell’esperienza di quelli di Metal Hurlant e di tutta la generazione di Frigidaire.
    Ma porco giuda, fosse anche solo per l’influenza, ma sarà pure ora che uno lo possa ritenere un grande? Io, detesto la sua visione, ma cazzo, c’è. C’è eccome.

    Vogliamo parlare del fumetto popolare?
    Parliamo di Boselli.
    Con il suo approccio alla narrazione tutto giocato sulla storicizzazione del contesto avventuroso, sono quasi vent’anni che sovverte le testate Bonelli.
    Ha scombussolato Zagor al pari solo di Sclavi, pur facendolo in un senso del tutto opposto e, alla stessa maniera, sta facendo con Tex, rischiando di cambiare il personaggio in maniera profonda.
    Ma un cazzo di critico attento che noti questo approccio e questa operazione programmatica, lo si trova?

    No, niente.
    Stiamo ancora a parlare di Micheluzzi e del suo rigore, di Toppi se è più fumettista o illustratore e se Bacillieri si merita di entrare tra I Grande del fumetto (per la cronaca: sì, da quando ha cominciato. Barokko era un classico istantaneo).

  30. Parafrasando: ce lo meritiamo Mollica.

  31. Parliamo di Gipi.
    Mi sono sempre chiesto sarebbe stato nascere qualche anno prima e essere amico dei Grandi che avete citato voi.
    Me lo sono chiesto quando ero già amico di Gianni, e ci parlavo al telefono di videogiochi mentre lui sfornava un lavoro via l’altro che di sicuro non sono tutti capolavori, ma che alcuni lo sono eccome.
    Roba serie che, in un mondo giusto, verrà ricordata.

    Ecco, il problema, per me, è questo.
    I grandi autori ci sono già. Il problema è che non riuscite a vederli.

  32. Vabbè, nel primo intervento volevo scrivere “tanto nel fumetto autoriale, quanto in quello popolare”.
    La foga.

  33. Giorgio, infatti, hai ragione: di grandi ce ne sono sempre pochi. Nonostante gli scatti iracondi di Rrobe sono d’accordo su quasi tutto quanto ha scritto nella sua seconda lunga parte, mi ero solo dimenticato di Igort, ben detto! Su Ortolani d’accordo a metà (bravo, ma non così determinante in ambito umoristico, ce ne sarebbero altri anche più interessanti), e comunque sono opinioni. Confesso che quando prima ironizzavo riguardo la mia visione posteriore del fumetto (mi aveva colpito molto questo l’approccio anal di R. a una discussione critica sul fumetto) una parte di me sussurrava: “sta a vedere che adesso ti risponde”. Troppo facile, ripensandoci, con l’ego non si scherza. Cmq, davvero, nessun attacco personale, a meno che non sia personale anche un minimo accenno dissonante: solo un un po’ di ironia, niente di che (spero che adesso non mi tocchi una lezio magistralis sull’ironia). Riguardo l’invidia del pene, forse un pochetto per quello iperattivo del suo alterego immaginario Asso, e nulla più. Che una serena discussione sul fumetto si sia trasformata, come per magia, in una polemica pro-contro Rrobe fa pensare. Per cui chiudo qui anch’io, senza fare l’offeso però. Interssante la citazione di Boselli. Sembrerebe pelosa, ma non lo è sicuramente.

  34. Per Frank: non mi sta riferendo a te.
    Sono sempre ruvido nelle discussioni che mi stanno a cuore. Ho fatto una battuta, tu me l’hai rigirata e fa tutto parte del gioco.
    Su Ortolani, per me, il discorso non riguarda nemmeno il genere comico.
    Ti chiedo: li hai letti gli ultimi numeri del ratto? Lo leggi con continuità? Solo una lettura completa può permettere il giudizio su di un’opera seriale.
    Altrimenti, sarebbe come giudicare un serial tv americano da un episodio.

    Su Boselli: non non è pelosa.
    Anche perché, io l’idea di storicizzare personaggi come Zagor e Tex non solo non la condivido ma la ritengo potenzialmente pericolosa.
    Ma Mauro la porta avanti da molto (spesso molto bene) ed è una cosa evidente, progettuale, e pure un segno di stile notevole.
    Che nessuno l’abbia mai esaminata mi lascia perplesso.
    Come mi lascia perplesso che non ci sia un’analisi seria su un autore unico che da dieci anni manda in edicola un fumetto seriale che realizza tutto da solo da cima a fondo, e parlo di Enoch.

  35. vabbe vabbe, basta che state calmi.

  36. a me sembra che nella lista originale del post ci fossero 4 nomi precisi, per un motivo preciso e che mettersi lì ad aggiungerne vuol dire che non hai capito il post.
    Toppi, Battaglia, Pratt e Micheluzzi stavano tutti e 4 su Alter Alter, ho purtroppo l’età per ricordarmelo, non per sentito dire.
    Sono tutti autori che stavano sul crinale del fumetto popolare, ma tutti e quattro ognuno a suo modo, avevano vissuto l’epoca di metal hurlant dal loro punto di vista. Ma l’avevano vissuta perchè ci si trovavano accanto. cioè su Alter trovavi Moebius e Toppi e Pratt e Micheluzzi. E ricordo benissimo una conferenza di Toppi in cui lui raccontava di Del Buono, che gli chiedeva esplicitamente di rompere i confini delle vignette, e tante altre belle cosine.
    Bacilieri ha avuto un percorso (tortuoso) simile.

    Cosa c’entrano Pazienza, Ortolani, Bonvi in questa discussione, lo devo proprio capire.
    Ma non c’è bisogno che me lo spiegate eh…

  37. Tanto non lo capiresti, direi.

  38. Rrobe sei patetico, uno ti scopre dal tuo blog e pensa, “interessante, viscerale”…allora passa ai fumetti e pensa “…”
    però prendilo come un complimento, funzionano benissimo i tuoi dialoghi per farsi la pulizia del cervello, una specie di filo interdentale cerebrale
    riesco anche ad evitare metafore scatologiche stamattina, va che roba

  39. Secondo me, il problema non sta nel ricambio generazionale degli autori, ma in quello dei lettori; perchè è tra i secondi che nascono i primi.
    Se la conversazione citata nel post, fosse avvenuta tra ventenni, la cosa avrebbe un valore diverso.
    Che rapporti avevano con la lettura, le generazioni dei Toppi-Micheluzzi-Pratt-Battaglia o dei Pazienza-Sclavi? che rapporto ha, l’attuale generazione? Faccio anche l’insegnante (e mia moglie è prof. di Italiano in una scuola media), e la mia esperienza quotidiana è che, qualsiasi testo superiore ai 160 caratteri, è attualmente faticoso da leggere (nessuno più che nasconda un fumetto sotto il banco!)
    La stessa Bonelli (stando ad un articolo letto nel Sole 24 ore un paio d’anni fa),vede le sue vendite diminuire.
    Ho anche insegnato in una Scuola di Fumetto a Milano: gli studenti, aspiranti fumettisti, NON leggevano quasi fumetti; disegnavano personaggi manga (non più di 1 alla settimana!) e basta.
    E che rapporti avevano con la fruizione dell’Arte le generazioni di cui sopra e l’attuale? Toppi disegnerebbe così, se non si fosse visto una mostra di stampe giapponesi, da ragazzo (aneddoto raccontato da lui stesso)? Angelo Stano avrebbe quello stile, se non fosse un patito di Egon Schiele? Bill Sienkiewicz avrebbe creato Stray Toaster, se non fosse imbevuto di Pop Art? Io ho accompagnato una classe di 14enni alla mostra della Pixar a Milano: disinteresse totale; persino per le animazioni; il display del loro nuovo smartphone attraeva di più il loro sguardo.

    [ Ho poi una mia teoria personale, sul ruolo della Bonelli, nella creazione in Italia di un format monolitico, quindi di un Pensiero Unico, mantenuto inalterato per 70 anni (teoria confortata dalla mostra c/o Torre Guinigi a Lucca Comics 2010); pensiero in cui , forse, non si riconoscono del tutto le nuove generazioni, MA, questa divagazione sarebbe off-topic e NON intendo far deragliare il filo conduttore di questo post; inoltre ho trascorso gli ultimi 10 anni a cercare di dialogare con i fondamentalisti bonelliani (l’ultimo, un 40enne redattore di un noto blog sul Fumetto, mi ha detto che Toppi-Pratt-Battaglia-Moebius-Enoch-Bacillieri-GiPi ecc… sono un “prodotto di nicchia, che non interessa al grosso pubblico dei lettori italiani che, invece, si riconoscono nei Valori di Tex Willer”].
    Certo, Lucca Comics aumenta ogni anno la propria popolazione di Cosplayer e folle sterminate, fanno la fila per gli autografi : ma questo sarebbe indice di una buona salute del fumetto Italiano? Tutti gli autori citati nei post, hanno esordito tra i 20 ed i 30 anni. Per il momento, niente di nuovo all’orizzonte.

  40. c’è una cosa che mi piace di conversazioni sul fumetto, è che chi interviene nei commenti in linea di massima legge tutti i commenti prima, e cerca di capirli.

    Dirimiamo la questione: rrobe ha il suo modo spandimerda di portare avanti le discussioni, e ci sta. Non si offende facilmente comunque perché non è uno stupido. I commenti di marco erano del tutto fuori luogo, nessuno gli ha prestato attenzione. Cita è un conservatore, ok, avevamo capito perchè c’erano quei nomi, per questo io ho citato Palumbo, uno che è stato su frigidaire e su Diabolik. Ma ora il discorso si è fortunatamente ampliato. Per cui non state a insultare rrobe solo perchè è famoso, che ve ne frega dei fumetti che fa, è qui in veste di lettore fortissimo, e non ha detto praticamente nessuna cazzata, mollate il pezzo, dio mio, fate un sorriso, è quasi primavera, non sentite l’aria che si riempie di amore? Non vedete le femmine che iniziano a mostrarsi? Essù!

    Igort ve lo appoggio, e spingo pure un po’.
    Segnalo un altro grande, super trasversale e che mi sembra non sia stato ancora citato: Altan. Ragaz, Altan spacca.

    Una cosa sul paragone Cerubus osannato, Ratman snobbato: cerebus ha avuto la prima edizione in Italia un paio di anni fa, ma è un fumetto che nasce e si sviluppa nei primissimi anni 80, ed è finito. Ratman nasce e si sviluppa nei primi anni ’90, ed è un opera in corso. Quei dieci anni li sono dieci anni. Ci vuole tempo, Roberto, ci vuole tempo. La critica è lenta, ed è giusto che sia così. Altrimenti a decretare cio’ che è valido e cio che non lo è basterebbe il successo commerciale, la diffusione. Invece non è così, alcune cose molto diffuse per un certo periodo di tempo diventano assolutamente incompresibili nel giro di pochi mesi. Altre cose che non si legge nessuno diventano fondamentali, e a quel punto anche diffuse, magari dopo 30 anni, magari dopo 100. Il tempo è importante, è proprio importante. Te lo giuro.

  41. E ci sto. Mi sembra solo che, nel caso di Ortolani, per esempio, il momento sia arrivato.
    Il problema è che è seriale e leggerlo implica uno sbattimento.
    Molto più comodi i volumi (che, infatti, godono di maggiore attenzione da parte della critica, anche quando, in taluni casi, sono poca cosa rispetto a certi fumetti seriali).

  42. è anche vero che è vero. I volumi fanno parte di quella stratificazione temporale di cui parlavo. Non posso leggere l’Eternauta fino a che non c’è il volume. Non leggi Krazy kat fino a che non ne fanno la raccolta, è inevitabile. Fa parte del valore dell’opera anche il fatto che diventi man a mano di più facile e, come dire… raffinata lettura. Raffinata proprio nel senso di petrolio, risultato di un processo di raffinatura. Per cui magari raccolte ragionate di alcuni cicli narrativi piuttosto che di altri, storie scevre di redazionali e ammenicoli del momento. Una cura editoriale/autoriale che nel caso di Cerebus è dovuta in buona parte alle psicosi conclamate di Sim, ma che per Ratman è piuttosto assente. Io lo dico con tutto il candore possibile: non riesco a stare dietro ai periodici. Mi scasso le palle. Rilegate.

  43. Come sempre ce ne sarebbe tanti altri da citare. Tra i contemporanei a me piace parecchio Corrado Roi, per fare almeno un nome.

  44. Ortolani, vabbè. Si può dissentire sulla sua grandezza (e io dissento in parte: l’originalità del suo linguaggio è pari, diciamo, alla variegata produzione del Cattivik post-Bonvi, personaggio quello sì snobbatissimo), ma non sulla sua bravura. Sicuramente il ratto ha rinvigorito il fumetto umoristico (che non è solo humor, concordo con Rrobe: e d’altronde molti fumetti umoristici non lo sono solo, vedi Alan Ford Strumtruppen Lupo Alberto ecc) con un linguaggio originale e divertente dall’unico limite, enorme a mio parere, della sua dipendenza dalla citazione e dalla parodia e una certa ripetitività di schemi comico-narrativi. Che ratto e Ortolani siano stati snobbati dalla critica cmq direi proprio di no, anzi trovo che se ne sia addirittura parlato troppo, e forse il troppo marketing fa male. Non lo si è analizzato adeguatamente e profondamente probabilmente, come in genere in Italia non si analizza in profondità nessun personaggio seriale umoristico (forse Strumtruppen). La critica del genere è pigra e Disney-oriented, mediamente

  45. Giovanni King Capoccia

    Quei ragazzini di quattoridici anni che non leggono o leggono pochi fumetti(se non riusciranno a diventare fumettisti) non vanno paragonati con “i Toppi-Micheluzzi-Pratt-Battaglia o dei Pazienza-Sclavi” ma con gli aspiranti fumettisti dell’epoca precedente che hanno fallito.
    Ho vent’anni, sono un aspirante fumettista e ho frequentato una scuola di fumetto e conosciuto altri aspiranti fumettisti; tra di loro c’è chi legge due manga(e neanche, magari legge le scan su internet) e chi ha casa piena di fumetti(manga compresi). Credete davvero che negli anni ’50 ci siano stati tanti aspiranti fumettisti quanti quelli che hanno raggiunto il successo?

    Magari di quei ragazzini che fissano il display dello smartphone, c’è il prossimo Jobs anziché il prossimo Toppi, siete vecchi e non capite che ora ci sono altri interessi. Oppure vi è difficile capire che anche la roba che gira su smartphone può essere fonte di ispirazione tanto come lo sono state le stampe giappnesi.

    Alla critica di Recchioni, aggiungo che a quanto pare, oltre alla critica, anche gli insegnanti non sono al passo con le menti dei giovani.

  46. Giovanni King Capoccia

    Mhe. Dichiarazioni di diversi comici invece testimoniano come Rat-Man sia famoso, maestro e fonte di ispirazione. (Si veda quanto dica Tiziano Storti riguardo il caso di plagio nel programma radiofonico 610)

  47. Ciao Giovanni,
    anzitutto ti faccio i miei migliori auguri per la tua carriera di fumettista (anche in questi tempi di necessità di lavoro, penso sia giusto tenere dietro alla propria vocazione).
    Sono d’accordo con quasi tutto quello che dici. Anche quando ho frequentato io il corso d’Illustrazione, c’era chi era divorato dalla passione per il Disegno e chi stava lì, solo perché era figo o perché voleva rimanere ancora un po’ in panchina. Alla fine, quelli che ancora oggi lavorano nel settore, sono emersi tra i primi (un mio amico, del corso di fumetto, disegnava come uno stakanovista: si chiama Nicola Genzianella, ed oggi disegna Dampyr per la Bonelli).

    Forse non ho saputo spiegarmi. Io non ho paragonato quei quattordicenni ai “Toppi & Co”: ho detto che mi preoccupa il ricambio generazionale dei lettori, perché ti posso assicurare che, a parte i frequentatori di Lucca Comics, oggi molti ragazzi definiscono “vecchi” i fumetti, anche quelli su I- pad. Certo, può darsi pure che questo media abbia concluso il suo ciclo vitale. In fondo, molta gente in passato si è data al fumetto desiderando “disegnare i propri film”. Oggi anche un bambino può girare un corto e metterlo in Rete. Non c’è più bisogno di disegnare.
    E comunque, ti assicuro che vedere quegli adolescenti in mezzo a 400 disegni originali della Pixar e non guardarne neppure UNO, anzi sbadigliare, mi ha fatto un po’ impressione. Mi risulta, tra l’altro, che Jobs fosse una persona voracemente curiosa: nel famoso discorso alla Stanford University, ricordava di quando si era iscritto ad un corso di calligrafia (roba da vecchi), per puro interesse, sostenendo che ciò che aveva imparato aveva servito come base per la grafica del Mac.

    Ed a proposito di questa litania del “siete vecchi”, molto in voga oggi, non penso fosse diretta a me. In fondo, noi due non ci conosciamo. Io non posso che pensare bene di te e tu, magari, se vedessi qualcosa di quello che pubblico (non quello che metto sul mio blog), potresti non ritenerlo così “vecchio”. Riguardo agli insegnanti vecchi, non al passo con le menti dei giovani, posso dirti che, alla Scuola del fumetto, insegnavo Composizione Visiva e come disegnare una tavola “destrutturata”, quasi psichedelica, mentre gli studenti, di default, non concepivano tavole che non avessero l’impaginazione bonelliana 6-vignette-tutte-uguali. Chi tra i due non stava al passo? 😉

    Ogni generazione ha il diritto-dovere di esprimersi (infatti, a me preoccupa di più che l’attuale non urli il suo Io, piuttosto che chiami tutti gli over25 “vecchi”). Posso dirti che negli anni ’80 (che un po’ di creatività l’hanno espressa pure loro) noi non condividevamo quanto fatto da chi prima di noi; ma conoscevamo tutto quello che Musica/Arte/Fumetto/Cinema aveva prodotto negli anni ’60 e ’70.
    E ce ne siamo serviti per creare qualcosa di nuovo. Un paio di mesi fa, invece, un giovane rapper mi ha detto di non sapere chi fossero Eminem, Jay-Z e che dj Ax ormai era “vecchio”.

    Posso dirti che per me non esiste il “vecchio” ed il “nuovo”. Per me esistono le Idee. Ed io mi sento libero di attingere a qualsiasi epoca, se l’idea è buona; e questo mi fa sentire in simbiosi con i creativi degli ultimi 5000 anni (incluso quel Sergio Toppi che, avrà anche 80anni, ma diventa sempre più bravo ogni anno che passa e su ogni tavola si fa un mazzo così e se lo sta facendo da 40 anni ; perciò io rispetto una tale passione)
    Inoltre, mi toglie dall’ansia del nuovoattuttiicosti, dell’ideachenessunuomohamaiavutoprima (non per niente oggi, la società dei consumi, ci tiene tutti al guinzaglio con la promessa del “Nuovo che rende felici”)
    Anche perché, niente si crea dal niente: prova a dare un’occhiata a questo link:
    http://www.everythingisaremix.info

    Certo, io preferisco servirmi di idee le più possibili originali e meno sfruttate, mentre oggi c’è una notevole propensione all’Editing di primitive già pronte. Ne ho una continua conferma nella scuola di Design dove insegno ora: molti studenti, presentano il progetto di una sedia, parlando di crossoverizzazione, di connessione morfologica, di bio-eco-design nomade sostenibile. Poi, se io chiedo:” Bella. Ma di cosa è fatta?”, c’è il silenzio. Poi ci si chiede perché la gente le sedie le compra da IKEA.

    Ad ogni modo, sottolineo che quanto sopra, non era riferito a te, dato che non ti conosco. Anzi, spero di avere l’occasione in futuro d’incontrarti, magari in qualche Convention di Fumetti, per vedere le tue tavole 😉
    Pace.

  48. Giovanni King Capoccia

    Grazie per gli auguri.

    I fumetti sono vecchi, soprattutto i loro protagonisti. I ragazzini di ora, tolti i manga(e posso assicurarvi che il doverli leggere da destra a sinistra non incita il pubblico a comprarli) e qualche piccola eccezione, non hanno fumetti da leggere. Quando ero più piccolo, qualcosa in edicola la si trovava(PK, X-Mickey, Monster Allergy e Witch). Ora c’è un vuoto che potrebbe essere uno dei problemi per cui si legge meno; difficilmente un bambino può iniziare a leggere fumetti con i maestri che sono stati citati. Ah si, ci sarebbero i supereroi… Mhe. Con tutte le brutte storie che stanno partorendo, è meglio che non si inizi da lì. Alla mancanza di opere originali poi, si affianca un’incompetenza nel marketing delle case editrici che pubblicano fumetti da cui il film del momento è tratto, mesi dopo l’uscita al cinema.

    Il “siete vecchi” non è diretto a te, ma a tutti quegli insegnanti/autori(e nella mia vita ne ho incontrati, ahimè, in abbondanza) che non sanno coltivare le menti dei più giovani, non riescono ad andare oltre il proprio pensiero. Jobs da ragazzetto non aveva voglia di studiare, solo un’insegnante riuscì ad avere la sua attenzione. Ci riuscì facendo con lui una scommessa(!).

    Potrai essere un’ eccezione, ma, ripeto, i “vecchi” esistono(e magari hanno pure trent’anni) e sono un male da estirpare.

  49. ci sono due ragioni per cui forse mi tocca preoccuparmi:
    1- essere d’accordo con quel facinoroso di rrobe: com’è possibile che i primi 4 che vengono in mente siano solo protagonisti anni 60/70?
    2- che quei 4 autori (giganti, ok) siano accomunati da un approccio di “realismo figurativo”, tanto importante quanto parziale.

    Il giochino sul Canone è sempre appassionante – e le zuffe da osteria sane e belle – ma che il figurativismo la vinca sempre è sconfortante: Rubino, Sto, Jacovitti, Altan – saranno mica meno rilevanti di Micheluzzi? Vogliamo scherzare? Tanto più oggi che Moebius ci ricorda ‘di che sostanza siamo fatti’.

    [fine del mio contributo alla zuffa]

  50. Altan è proprio totale. Altan, ragazzi, Altan paura!

  51. “[…] However much we may try to understand the world of comics around us, a part of that world will always lie in shadow – a Mistery.
    […] Our attempts to define comics are an on-going process which won’t end anytime soon. A new generation will no doubt reject whatever this one finally decides to accept and try once more to re-invent comics. And so they should. Here’s to the Great Debate.”
    (Scott McCloud, “Understanding Comics: the Invisible Art”, Harper Perennial, 1994)

    ” Perfetti. Sono… tutti fiori perfetti… ”
    (Moritsugu Katsumoto in “L’ultimo Samurai”, Edward Zwick, 2003)

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