Intervista a John Porcellino

di Salvatore Giommarresi
traduzione di Valentina Cristiano 

Partiamo dagli inizi. Ogni fumettista è stato “fuorviato” durante la propria crescita da varie influenze fumettistiche: Quali sono state le tue?

Le mie influenze? Raramente ho letto fumetti da ragazzo, ho raccolto nelle edicole solo una manciata di pubblicazioni. Ma la mia principale influenza viene dalla letture delle strisce sui giornali. Durante l’infanzia ero attratto dalla bellezza e dalla qualità dei fumetti. Dopo ho scoperto i lavori di Matt Groening (“Life in hell”) e Lynda Berry (“Ernie Pook’s Comeek”) che mi hanno rivelato come i fumetti possano essere un mezzo per esprimere più intricate emozioni ed esperienze. Questo accadeva nella mia adolescenza, quando iniziai a disegnare fumetti. E qualche anno più tardi iniziai a disegnare “King-Cat”.

Sono più di vent’anni che disegni King-Cat Comics, in cui racconti ai tuoi lettori le vicende che hai vissuto nel corso della vita. Vent’anni sono un bel traguardo, dalla tua “nascita” ad oggi siano cambiate molte cose.

È stato un lungo periodo per me– Ho iniziato King-Cat quando avevo venti anni, quindi ho speso metà della mia vita disegnandolo. Certamente molti aspetti sono cambiati nel corso degli anni, ma le cose fondamentali rimangono: essere onesto e semplice.

Avendo portato avanti per così tanto tempo un fumetto avrai sicuramente raggiunto moltissimi lettori, com’è il tuo rapporto con i lettori di King-Cat?

Mi sento fortunato in questo, perchè grazie all’autoproduzione, ho potuto mantenere stretti rapporti con i miei lettori. Certo è difficile quando il numero dei lettori cresce, ma sento ancora molti di loro regolarmente. Per me, la ragione per cui faccio arte è per comunicare, condividere idee ed esperienze con altre persone. Quindi avere questo tipo di connessione diretta con i miei lettori è molto gratificante.

Nel panorama fumettistico, giustamente, si parla di te come di un messia dell’autoproduzione, per la tua scelta di non cedere il tuo King-Cat Comics a nessun editore (se non sotto forma di raccolte). Il buon sapore dell’autoprodursi che non vuol andar via?

È un insieme di cose. In primis, sono testardo. Quando inizio qualcosa, la voglio portare a termine in tutti i modi. Secondo, l’ho fatto per così tanto tempo che voglio continuare come esempio per dimostrare ad altri artisti che questa via, è una via possibile. Terzo, perchè auto-producendomi ho maggior controllo sulla mia carriera. Guadagno più soldi senza intermediario. Se avessi affidato ogni singola uscita di King-Cat a un editore non avrei guadagnato abbastanza soldi per vivere. Ma facendolo da me, guadagno abbastanza per andare avanti e condurre una vita modesta. Questa è la cosa più importante per me! Voglio andare avanti, voglio sostenermi da solo.

Cosa è cambiato nel bene e nel male all’interno del mondo delle autoproduzioni? Cosa consiglieresti ad un ragazzo che oggi vi compie i suoi primi passi?

Il maggior cambiamento c’è stato quando ho cominciato ad auto-produrmi alla fine degli ’80, c’era uno stereotipo legato al mondo dei fumetti. Si credeva che se ti autoproducevi era perchè il tuo lavoro non era buono abbastanza da essere mandato a un vero editore. Vengo da un retroterra punk, e da un profondo spirito indipendentista del DIY. Quindi si, non ho mai pensato che a me stesso. Ma molte persone lo hanno fatto. Con il passare del tempo, non c’erano abbastanza autoproduzioni che non fossero allo stesso livello o superiore a quello stabilito dalle maggiori case editrici, che hanno dovuto quindi cambiare il loro modo di pensare. Ai giorni nostri non ci sono stereotipi legati al mondo dell’auto-produzione, o per lo meno non nel mondo dell’ “arte” o “letteratura” dei fumetti. È un dato di fatto che alcuni tra i migliori e i più importanti lavori siano stati creati nel mondo dell’autoproduzione. Questo è un enorme cambiamento. Il mio consiglio per coloro che cercano di entrare nel campo dell’autoproduzione è:
1) Fallo perchè lo ami, perchè senti il bisogno di farlo. Perchè la gioia di fare quello che ti piace può essere l’unico profitto che ne ottieni.
2) Non paragonare troppo il lavoro degli altri con il tuo. Ovviamente tutti abbiamo degli eroi, persone a cui guardiamo e a cui ci ispiriamo. Paragonare noi stessi agli altri potrebbe essere un gioco a perdere. Ci sarà sempre qualcuno che farà qualcosa migliore del nostro lavoro. Studia quello che fai, e fallo nel migliore dei modi.
3) Sii paziente.

L’intervista continua sul blog dell’autore dell’intervista: Saluti da Oakville.

2 risposte a “Intervista a John Porcellino

  1. Che bello che qualcuno parla di John Porcellino!!! Ricordo che su i due inguineMAH! pubblicati da Comma 22 ci sono molte storie tradotte di John Porcellino…

  2. è proprio in inguineMAH che ho cominciato il mio viaggio nel mondo di Porcellino 🙂