Intervista a John Buscema (1997)

traduzione di Andrea Pachetti

In questo periodo, la Panini Comics sta riproponendo una serie di interessanti ristampe classiche a prezzo accessibile. Marvel Collection, oltre a presentare a rotazione alcune delle opere di Jack Kirby (Capitan America, Thor, attualmente i Fantastici Quattro) ha avuto il merito di ripubblicare la prima parte degli storici Vendicatori di John Buscema. In questi giorni si aggiungerà anche il Conan di Big John che, di fatto, rappresenta la versione canonica Marvel del barbaro di Howard e uno dei lavori per cui venne maggiormente apprezzato. Celebriamo dunque questi due grandi del fumetto presentando un’intervista a Buscema tratta dal n. 18 di Jack Kirby Collector, ringraziando John Morrow della TwoMorrows Publishing per aver concesso l’autorizzazione alla traduzione e alla pubblicazione online. – AP


Intervista a John Buscema
di Jon B. Cooke
Tratta da Jack Kirby Collector #18

http://twomorrows.com/kirby/articles/18buscema.html

(John Buscema è entrato nell’Era Marvel dei Comics nel 1966, lavorando dapprima su Nick Fury e Hulk. Le sue eccezionali doti artistiche sono ricordate con affetto per le ripetute run dei Vendicatori, per Conan, per i primi numeri di Sub-Mariner e per i Fantastici Quattro. La sua serie di Silver Surfer è considerata da alcuni il miglior fumetto di supereroi mai pubblicato dalla Casa delle Idee. John è stato intervistato per telefono il 18 novembre 1997.)

THE JACK KIRBY COLLECTOR: Leggevi fumetti da giovane?

JOHN BUSCEMA: Sì, penso di aver iniziato circa a 12 anni. Il primo fumetto che vidi mi fece letteralmente andare fuori di testa: si trattava di Superman. A 14 o 15 anni poi smisi di leggerli, si parla quindi del periodo attorno al 1939-41.

TJKC: Ricordi di aver visto dei lavori di Kirby quando eri ragazzo?

BUSCEMA: No. Proabilmente è anche successo ma ho osservato del materiale di Kirby, solo una piccola parte, quando iniziai a lavorare per la Marvel (Timely) nel 1948. Ho visto una o due pagine a matita che aveva realizzato, lasciate da qualche parte nello studio. Quei disegni mi avevano colpito molto: uno stile molto spontaneo e diverso da quello che maturò successivamente.

TJKC: Eri un avido lettore delle strisce a fumetti?

BUSCEMA: Non sono mai stato realmente interessato alle storie, quanto ai disegni. I tre artisti che seguivo erano Hal Foster, Alex Raymond e Burne Hogarth. Ignoro quanti anni di tavole domenicali avevo conservato ma, nel 1957, buttai via tutto. (risata) Ero davvero arrabbiato, il mercato dei fumetti si trovava in una brutta situazione. Non riuscvo a trovare lavoro in quel periodo: avevo lavorato per la Marvel, per la Western Printing, non so per quanti altri editori. Avevano chiuso tutti, come per un effetto domino. Ero letteralmente furioso, così gettai tutte quelle strisce e qualunque cosa avesse a che fare coi fumetti. Quando ci penso, gli occhi mi si riempiono di lacrime. (risata)

TJKC: Aspiravi a diventare un disegnatore di fumetti?

BUSCEMA: No, in realtà non l’ho mai desiderato, volevo piuttosto essere un pittore. Ma chi potrebbe sopravvivere facendo il pittore?

TJKC: Quindi come sei entrato nel mondo dei comics?

BUSCEMA: E’ buffo, non riuscii mai a ottenere niente cercando in giro, fino a quando non lessi un annuncio sul New York Times: la Timely stava cercando dei disegnatori. E’ stata la prima occasione in cui incontrai Stan Lee.

TJKC: Com’era?

BUSCEMA: Più o meno come oggi, aveva solo qualche capello in più, credo (risata). Un tipo molto energico, assai piacevole. A quel tempo lo ritenevo davvero un genio, dato che io di fumetti non ne capivo proprio niente. Mi prese come interno, il mio primo lavoro nei fumetti. Lavoravo in una grande stanza con un gruppo di altri autori: c’erano Carl Burgos, Syd Shores, Danny DeCarlo e Gene Colan. Anche Bill Everett lavorava lì, ma non faceva parte dello staff. C’erano anche molte altre persone, ma non ricordo i loro nomi.

Stavamo al 14esimo piano dell’Empire State Building. La Timely possedeva metà piano e c’erano un sacco di stanze. Iniziai nel 1948 con i crime comics, poi fui promosso ai western: passavamo da un genere all’altro a seconda di cosa era popolare in quel momento.

Ho lavorato alla Timely per circa un anno e mezzo, e fu il periodo in cui tutti gli autori diventarono freelance. Mi hanno raccontato che un giorno Martin Goodman, aprendo un armadio, trovò centinaia di pagine impilate che non erano mai state pubblicate. Si trattava di storie di cui gli editor erano insoddisfatti, che erano state buttate lì dentro e poi dimenticate. Martin Goodman decise, “Basta con gli interni, solo freelance” e tutti noi passammo a quel tipo di contratto. Fui molto felice: potevo lavorare da casa, così iniziai a farlo anche per altri editori. Disegnavo per molti editori in contemporanea e avevo dei ragazzi che lavoravano per me. Io facevo le matite grezze, loro poi le completavano e si occupavano le chine.

Penso di aver avuto da sempre l’idea fissa di allontanarmi dal mondo dei fumetti e ora, dopo 48 anni, ci sono riuscito. (risata) Non sono mai stato realmente felice: se fossi stato pagato abbastanza da poter realizzare una tavola ogni due o tre giorni, forse lo sarei stato. Invece ero sempre sotto pressione, spinto a disegnare quante più tavole potevo, ogni singolo giorno.

Jack Kirby respirava letteralmente fumetti. Erano la sua vita. Tutto ciò che faceva era in qualche modo legato ai comics, pensava costantemente a trame e personaggi. Io invece non avevo nessun reale interesse: mi preoccupava piuttosto quanto potevo guadagnare e quanto tempo mi era necessario. Una volta tenevo la media di tre o quattro tavole al giorno; conoscevo autori che avevano di continuo problemi economici, cosa abbastanza comune in questo settore. Devi possedere la disciplina necessaria a farti alzare ogni mattino e riuscire a concludere almeno “X” tavole al giorno.

Da “Fantastic Four” #126. Scritto da Roy Thomas, disegnato da John Buscema, inchiostrato da Joe Sinnott e letterato da John Costanza. Marvel, 1972.

TJKC: Quando hai incontrato Jack per la prima volta?

BUSCEMA: Nel 1965 o 1966 ricevetti una telefonata dalla Marvel: volevano che tornassi a lavorare per loro. Onestamente ero spaventato, ma si trattava di una cosa invitante dato che non avrei dovuto fare il pendolare: potevo infatti lavorare da casa. Fu davvero una decisione ardua da prendere, ma iniziai al lavorare per loro nel 1966 e incontrai Jack un giorno, nell’ufficio di Stan. Io e Stan stavamo lavorando su una trama e Jack entrò. Per quanto riguarda gli incontri con Jack, penso di poterli contare sulle dita di una mano, solo per brevi periodi. Ci trovammo alla convention di San Diego: ci scambiammo qualche frase, i soliti convenevoli, cose del genere. Una volta tornammo in macchina assieme: lui viveva a Long Island e Don Heck ci riportò a casa. Tutto qua, non ho avuto molti contatti con Jack. Nonostante questo non sarei riuscito a sopravvivere nel mondo dei fumetti se non fosse stato per Jack Kirby. Quando Stan mi richiamò nel 1966, è stato davvero duro tornare a disegnare. Puoi fare illustrazioni oppure anche realizzare dei layout, ma questo non significa che sai fare fumetti, è tutto un altro mondo. Stan mi incaricò di fare un albo, credo si trattasse di Hulk. Realizzai un lavoro davvero brutto – Stan pensò che avrei dovuto studiare i disegni e gli albi di Jack, così mi dette una pila di fumetti di Kirby. Be’, a tutti erano stati dati degli albi di Jack Kirby! (risata) E’ stata la prima volta in cui ho potuto osservare realmente il suo lavoro. Ho iniziato a disegnare usandoli come ispirazione, ed ecco perché mi ha salvato.

TJKC: Che cosa hai imparato da quegli albi?

BUSCEMA: I layout, dannazione! Li ho copiati! Ogni volta che avevo bisogno di una vignetta, guardavo una delle sue e cercavo giusto di modificarla un po’. Se dai un occhiata ad alcune delle prime cose che ho fatto – sai, no, quando Kirby fa quelle esplosioni con un mucchio di tizi che volano da tutte le parti? Ecco, le ho copiate pari pari! (risata) Stan era contento, gli editor erano contenti, così ero contento anch’io.

Un Galactus di Buscema ispirato dalla visione di Jack Kirby

TJKC: Hai ottenuto più denaro, quando sei tornato a lavorare nei fumetti?

BUSCEMA: Un po’, ma non più di tanto. La cosa che mi dava più da pensare era: “per quanto tempo durerà tutto questo?” Ma Stan fu molto convincente. Mi disse: “John, oggi le cose sono diverse, c’è un grande ritorno. La situazione si sta riprendendo, stiamo facendo davvero passi da gigante.”

TJKC: Andavi in ufficio ogni settimana?

BUSCEMA: Solo per i primi albi che realizzai per loro. Dopo qualche mese, andavo solo quando lo desideravo. Ci furono periodi in cui mi recavo in Marvel solo tre o quattro volte all’anno. Usavamo la posta, mi spostavo raramente in città.

TJKC: Hai mai perduto niente, a causa delle poste?

BUSCEMA: No, ma era capitato a Don Heck. Una volta smarrirono un suo lavoro e, da quel momento in poi, decise di fotocopiare ogni cosa.

TJKC: Eri amico di Don?

BUSCEMA: Sì, viveva a un quarto d’ora da casa mia. Eravamo molto amici. Mi ero fatto un sacco di amici nel settore, ma alcuni sono morti e la maggior parte si sono ritirati e spostati altrove.

TJKC: Che tipo di riunioni facevi con Stan, riguardo le storie?

BUSCEMA: All’inizio andavo e discutevamo proprio la storia in quanto tale, proponendo e scartando idee. Quando Stan iniziò ad aver fiducia nella mia capacità di realizzare un albo capitava che mi chiamasse, oppure che lo chiamassi io, dicendo semplicemente: “Stan, sono pronto per una trama. Cos’hai in mente?” L’ultimo lavoro che ho fatto con Stan è stato Silver Surfer, dopo ho iniziato a collaborare con Roy Thomas. Ho lavorato con molti scrittori diversi.


TJKC: Per quanto ne so, c’era stato un problema col n. 4 di Silver Surfer.

BUSCEMA: Sì, Stan e io avevamo parlato della trama. Ero davvero molto, molto emozionato all’idea di realizzare questo albo. Pensavo, “Ecco, questo è l’albo che mi permetterà di allontanarmi dai layout di Kirby. Voglio provare qualcosa di diverso,” e lo feci. Penso che avesse un aspetto diverso rispetto alle uscite precedenti che avevo disegnato. La gente si stava congratulando con me per questo numero in particolare, invece Stan lo fece a pezzi! Iniziò dalla prima pagina: “Be’, ok, non così male” e ancora e ancora. Distruggeva letteralmente ogni nuova pagina che vedeva. “No, così non va bene, dovrebbe essere fatta in questo modo…” Uscii da quel dannato ufficio, ero completamente demoralizzato e disorientato, non riuscivo più nemmeno a distinguere l’alto dal basso. Andai nella stanza di John Romita; John mi guardò e notò che ero davvero furioso. Gli dissi “John, ma come diavolo li fai tu, i fumetti?”

Passarono circa sette od otto anni; una mattina ricevetti una telefonata da Stan. Come al solito ci siamo scambiati dei convenevoli – Stan disse qualcosa, credo mi abbia chiamato “fidiputt” o qualcosa di simile (risata) – e io replicai: “Che c’è, Stan? Cos’ho sbagliato?” Mi rispose: “John, ti ricordi quegli albi su cui abbiamo lavorato assieme, Silver Surfer, e Thor?” Me li ricordavo molto bene. “John, sono la cosa più grande che tu abbia mai fatto, il più bel fumetto mai disegnato, il lavoro più meraviglioso che io e te potremmo mai creare!” Be’, pensavo si stesse prendendo gioco di me, così non dissi una parola.

Stan poi fece: “Johnny, sei sempre in linea?” Risposi, “Stan, ma mi stai prendendo in giro? Parli seriamente?” e Stan, “No John, davvero, sul serio.” Allora provai a rinfrescargli la memoria. “Non ricordo di aver mai detto una cosa simile. Non ricordo proprio di avertelo detto: l’albo è davvero meraviglioso, ma come avrei potuto…?”

Be’, questa cosa la racconto a un sacco di persone. Quanti sono stati distrutti da un editor che, per puro caso, è sceso dal letto col piede sbagliato e si è comportato così con qualcuno che aveva dato tutto sé stesso nel proprio lavoro? So che è accaduto a Don Heck. Mi ricordo Don venire verso di me dicendomi: “John, dammi una mano. Non so più davvero cosa diavolo fare.”


TJKC: Ma avevi dovuto disegnarlo di nuovo?

BUSCEMA: No! L’albo era stato pubblicato. Ma per qualche ragione, a quel tempo, Silver Surfer semplicemente non aveva avuto un gran successo. Il numero uno aveva venduto bene, ma poi le vendite erano diminuite nelle uscite successive. Stava andando giù, e questa probabilmente era la ragione per cui Stan era preoccupato. Molti anni dopo, un giorno Stan mi disse a pranzo, “John, non sapevo proprio che diavolo fare con quella dannata cosa. Non capivo in che direzione stavamo andando.”

TJKC: Si dice che Jack fosse molto arrabbiato riguardo la serie di Surfer, poiché aveva una sua visione del personaggio.

BUSCEMA: Sì, posso comprendere il risentimento di Jack. Era una cosa sua, la sua idea, una sua creazione – e gliel’avevano portata via, per affidarla a me.

TJKC: Pensi che Jack sia stato trattato giustamente dalla Marvel?

BUSCEMA: Conosci la storia meglio di me. Quelli che ricordo io sono tutti discorsi di seconda mano. Sappiamo tutti come è stato trattato Jack, avevano ridotto il suo compenso per tavola. Sai com’è andata?

TJKC: No.

BUSCEMA: Di nuovo è qualcosa che mi è stato raccontato, non ricordo da chi. Be’, Jack Kirby era molto veloce. A Martin Goodman non andava bene che Jack Kirby facesse così tanti soldi, dunque pensò: “Kirby sta producendo così tanto lavoro, allora riduciamogli il compenso.” E’ quando Jack lasciò la Marvel per andare alla DC. Questa è la storia, così come mi è stata raccontata.

Non dimenticherò mai quando entrai nell’ufficio di Stan, sentendo che Jack se n’era andato. Ho pensato che avrebbero chiuso! (risata) Per quanto mi riguarda, Jack era la spina dorsale della Marvel.


TJKC: Hai dovuto fare in fretta, per lavorare sulle serie che Jack aveva lasciato?

BUSCEMA: Non potevo lavorare più veloce. Mi erano stati affidati i Fantastici Quattro. Una cosa davvero spaventosa, venire dopo il migliore! (risata) Ho lavorato su Thor e sui Fantastici Quattro.

TJKC: Hai qualche inchiostratore preferito?

BUSCEMA: Frank Giacoia. Mio fratello (Sal) fece un lavoro meraviglioso. Tom Palmer realizzò alcune cose davvero incredibili sui primi Vendicatori. Non sono mai stato particolarmente soddisfatto di George Klein; aveva una mano molto pesante.

TJKC: Tu eri uno dei tuoi inchiostratori preferiti?

BUSCEMA: Naturalmente! (risata) Sapevo esattamente quello che volevo. Mi sarebbe piaciuto ma non mi sono chinato molto spesso, solo occasionalmente. Se non lo fai con continuità, poi perdi la mano. Penso che Joe Kubert sia l’uomo più intelligente nel nostro ambiente: disegna le matite e si inchiostra per conto proprio, e nessuno può fare un lavoro migliore di Joe.

TJKC: Come è stato realizzare il volume “How To Draw Comics The Marvel Way”?

BUSCEMA: E’ venuto fuori da un laboratorio che stavo organizzando. Avevo invitato Roy Thomas, Gil Kane e Stan Lee a tenere una lezione. Avevo circa 30 studenti nella mia classe. Stan rimase molto impressionato e pensò che avremmo potuto realizzare un libro assieme. E l’abbiamo fatto.

3 risposte a “Intervista a John Buscema (1997)

  1. Mitica intervista.

  2. Quando ero ancora piu’ giovincello mi avvicinai per uno schizzo..ed ingenuamente chiesi Silver Surfer….Avete presente in un secondo fare la testa di Silver Surfer…ci rimasi malissimo neanche l asse mi aveva fatto…