Solo Paul Pope

Copertina di “Solo #3” nonché autoritratto di Pope

Dopo aver riletto il terzo numero di Solo, alla ricerca delle dinamiche che muovono il lavoro di Paul Pope, ho preso un paio di annotazioni incentrate su questo albo, inedito in Italia, ma recuperabile su Amazon.
L’opera di Pope, pur non essendo vasta, è tremendamente complicata e il suo approccio stilistico è frutto non solo di un’abile tecnica e di una facilità di disegno eccezionale, ma anche di una eccellente conoscenza del fumetto e della sua storia.
Pope in più è un autore completo, che si occupa liberamente sia dei testi che dei disegni, e per questo in ambito commerciale lavora esclusivamente come free-lance, cioè quando gli viene data carta bianca (Batman Year 100) .
Per questo risulta in parte difficile capire il suo lavoro, spesso formato da più strati e che sovente, ad un’occhiata superficiale, riesce solo a stupire per la potenza dei disegni, portando ad affermazioni che trovo un po ridicole e banali come: Paul Pope, la rock-star dei Comics.

Innanzitutto, scavando in profondità sono giunto alla conclusione che Pope, più che una rock-star, sia un romantico.
Tutti i suoi personaggi sono mossi dall’irrazionalità, dall’inquietudine e dai sentimenti, perfino i personaggi non creati da lui, che riprende e modella sulla base di un soggettivismo lampante.
Prendiamo la seconda storia che appare in Solo: Are You Ready For the World that’s Coming? Omaggio dichiarato a Jack Kirby e ad una delle sue creazioni più controverse per la Dc: Omac.

In questa pagina è ben chiaro come Omac sia combattuto, come alla fine i suoi sentimenti prevalgano e come debba essere richiamato al dovere dal satellite artificiale Brother Eye, ovvero dalla sua parte razionale.
Non è un caso quindi la scelta di Omac da parte di Pope che infatti rende tributo al genio di Kirby emulandone le idee e la scrittura piuttosto che il disegno.

Un’altro tema portante dell’opera di Pope è la fuga dalla realtà e dal tempo presente. Tutte le sue storie più famose sono ambientate nel futuro (Liquido Pesante, 100%) e perfino il suo Batman vive in una Gotham non ben definita.
Contrariamente (ma attenendosi al tema), in Solo è presente una rielaborazione della storia mitologica del Minotauro: The Problem in Knossos.

Non solo questo breve racconto ci fa capire che Pope è una persona dagli interessi fini e variegati, ma ci offre l’ennesima riprova del suo sapere raccontare in maniera non banale, mettendo in secondo piano il Minotauro e concentrandosi fra le righe su Tèseo. Vero protagonista della storia, che ancor spinto da un’ira accecante trasformerà la sua gloria in tragedia.

L’ironia è invece un’aspetto più sottile e difficile da trovare nei fumetti di Pope, ma è presente, quasi sempre. Spesso è usata dall’autore per dissimulare i limiti dei propri personaggi o delle cose che li circondano.
L’esempio più sfacciato lo abbiamo nella storia breve:
Life-Sized Monster Ghost. Una storia dal vago sapore retrò nella quale un bambino (forse l’autore stesso) si trova a fantasticare sui gadget che sta aspettando per posta: uno spettro e degli occhiali a raggi-x. All’arrivo del pacco, il bambino si accorge della fregatura deridendo se stesso.

En Esta Esquina (On This Corner) è indubbiamente l’apice del volume e pone l’accento sull’interesse per il popolare e sulla visione dell’individualismo sociale che rimane uno dei temi più oscuri dell’autore.
La narrazione didascalica si accompagna ai disegni in sintonia perfetta. Un racconto riflessivo, una poesia che preferisco vedere come un vecchio blues degli anni ’20. Sicuramente una delle cose più belle mai fatte da Pope, che rimarca la sua capacità di narratore, che ancor prima di usufruire di uno storytelling al limite della perfezione ci fa capire quanto bravo sia a scrivere.

Infine l’ultima storia del volume, Teenage Sidekick (premiata con un Eisner per la miglior storia breve nel 2006), appare come un semplice gioco formale. In effetti non ci sono rimandi alle tematiche di cui abbiamo parlato fin’ora, ma il suo fine è quello di ridefinire Robin come spalla di Batman.
Una terza persona narra la “nascita” di Robin mentre questo, trascinato da due scagnozzi, viene portato dal Joker. Il racconto pone l’accento sul perché Dick Grayson sia il ragazzo meraviglia grazie ad una serie di parallelismi fra lui, Batman e il Joker. La cosa che colpisce di più è la cruda realtà con cui si sviluppa la vicenda: Robin è solo un quattordicenne e viene sopraffatto dagli scagnozzi mentre dice parolacce; il Joker è realmente pazzo, non tanto nella resa artistica (piuttosto classica) quanto nei modi cupi; Batman segue le tracce di Robin senza curarsene e lo ammonisce sul finale.
Altro esempio della poliedricità di Pope, probabilmente richiamato al dovere da qualche editor  che non capiva il perché su un volume targato DC, su quattro storie ce ne fosse solo una con un personaggio della casa editrice.

Voglio fare un ultimo appunto e questa volta sulla costruzione della tavola.
Tranne qualche eccezione le storie di questo volume presentano una composizione della pagina lineare, che va dalle quattro alle otto vignette.
Si può notare facilmente come nella maggioranza dei casi – escludendo le prime pagine di ogni capitolo che devono molto di più a quelle della EC Comics che a quelle di Eisner –  come l’azione delle pagine sia disposta a metà e come Pope giochi spesso sul rapporto causa-effetto: nella prima parte della tavola succede una cosa e nella seconda c’è la conseguenza. Provate a guardare le tre immagini postate in precedenza e quella sottostante e capirete.

7 risposte a “Solo Paul Pope

  1. Una bella analisi, sarebbe bello stampassero i vari “Solo” anche qui. Da tempo avevo in mente di scrivere una bibliografia minima o almeno una specie di “invito alla lettura” relativo a Pope: è uno dei miei autori preferiti, proprio perché mi sembra uno dei pochi capaci di coniugare la dinamicità della scuola americana dei comics con la struttura narrativa europea, fino ad arrivare agli studi psicologici sui personaggi propri dell’esperienza giapponese.

    Ho l’impressione che in italia abbia tutto sommato poco seguito anche perché è sostanzialmente inclassificabile: ha slanci d’autorialità anche se non snobba affatto il “genere” e, anzi, è da sempre uno dei suoi temi caratteristici. Sto cercando di recuperare THB ma l’impresa sembra davvero ardua.

    Non vedo la definizione di “rockstar” necessariamente come un difetto: penso si riferisca al suo essere “personaggio” e alle sue attività collaterali che spaziano dal fare djset fino al design dei vestiti. Alla fine un po’ d’advertising fa bene a chiunque 🙂

  2. Bellissimo approfondimento.
    Per un autore che comunque merita
    più spazio di quanto in effetti ne abbia.

  3. La definizione di “rock star” potrà anche essere superficiale (in quanto riferita al personaggio e non all’opera), ma non la vedo come sbagliata.
    Per altro, sono evidenti gli incroci fra l’estetica di Pope e di uno come Jon Spencer (per citare una “rock star” vera). E non parlo solo di Heavy Trash, chiaramente.
    La visceralità del blues a fumetti. Per quanto riguarda ciò che dice AndreaP sopra, sono d’accordo, anche se mi pare che in America, in generale, se ne fottano delle classificazioni, a differenza delle vetuste e noiose barricate italiche. Vedi gli autori di Solo, per dire.

  4. Chiarisco quello che volevo dire.
    Non mi lamento della definizione di “rock-star”, pope è sicuramente un pesonaggio eclettico, che si muove su più fonti.
    Il mio accento era posto su chi troppo spesso da questa definizione in modo superficiale, tascurando uno degli aspetti più impotante: il romanticismo.
    Avemo modo, comunque, di tornare sull’agomento.

  5. Ottimo articolo, Pope è un grandissimo autore.

  6. Pingback: Paul Pope il mercoledì | Conversazioni sul Fumetto

  7. Una sola parola: favoloso!