Speciale 50 anni di Spider-Man – Gerry Conway e John Romita sr. sulla morte di Gwen Stacy e Goblin

traduzione di alberto choukhadarian

Il nostro speciale su Spider-Man (QUA tutti gli articoli) continua con un’intervista a Gerry Conway e John Romita condotta da Dan Johnson e tratta da Back Issue #18 dell’ottobre 2006.

Dan Johnson: Prima di parlare della morte del (Green) Goblin, penso dobbiamo innanzitutto concentrarci su quella di Gwen Stacy. Come si arrivò alla decisione di eliminare questi personaggi?

Gerry Conway: (Le morti di Gwen e Goblin) furono due decisioni separate. Se ricordo bene, John, fu inizialmente una tua idea quella di uccidere Gwen Stacy…

John Romita Sr.: Bé, avevamo deciso che avremmo ucciso qualcuno. L’idea originale che ci fu proposta fu quella della possibile morte di Zia May. Ricordo di aver detto a Gerry che Zia May era troppo importante per l’identità segreta di Peter per ucciderla. So bene che si trattava di un personaggio mal digerito da un sacco di lettori, ma era anche un ottimo antagonista e fintanto che lei era in giro, Peter avrebbe continuato ad essere un ragazzo.

Suggerii che se proprio dovevamo uccidere qualcuno, sarebbe dovuto essere una tra Gwen o Mary Jane. (Il tutto) basato sul trucco di Milton Caniff. Caniff era solito scegliere dei personaggi femminili di ‘Terry and the pirates e farli fuori regolarmente ogni quattro o cinque anni. Da ragazzo ero molto preso da quel fumetto e ricordo che quando Pat Ryan, il protagonista, perse la sua fidanzata, c’erano persone in strada, il giorno seguente, che parlavano di come era morta Raven Sherman. Pensai: ‘Non è possibile! Credevo di essere l’unico ragazzo che considerava questi personaggi come persone in carne ed ossa!’. Restò impresso nella mia mente che se devi uccidere qualcuno, nella finzione letteraria, dev’essere qualcuno di importante, deve risultare un vero shock per il lettore.

Conway: Deve contare.

Romita: Questo fu l’unico suggerimento che diedi a Gerry mentre stendevamo il soggetto. Pensavo che se qualcuno doveva morire, sarebbe dovuta essere Gwen. Era così importante che (i lettori) pensavano non sarebbe mai morta. Avvalora la mia tesi il fatto che trentacinque anni dopo ne stiamo ancora parlando!

Romita: E’ un tributo a tutto quanto riversavamo dentro un personaggio. Sapevo che se non avessi pensato ai personaggi come persone reali, non sarei nemmeno stato in grado di disegnarli. Se avessi assistito ad un incontro per discutere della storia, nella Marvel di quel tempo, avresti notato che parlavamo dei protagonisti come se fossero realmente esistenti.Ho sempre pensato a loro come a dei veri esseri umani, e ho sempre sostenuto che non avremmo mai potuto fargli fare cose che fossero fuori dal loro ruolo.
Dicevo sempre a Stan (quando richiedeva dai personaggi qualcosa che non era in linea con il loro carattere): ‘Non posso fargli compiere queste azioni che richiedi semplicemente perché loro non le farebbero’. Una volta Stan mi chiese di far apparire Gwen goffa e seducente come Mary Jane, e me la passai malissimo. (Gwen) era pensata per essere un personaggio differente e non potevo farla recitare allo stesso modo di Mary Jane.Ricordo che quando iniziai a disegnare Peter nel 1966, mio figlio John Jr. aveva otto anni. Dopo avermi visto mettere Peter duramente alla prova per diversi mesi, mi chiese: ‘Perché non la smetti di tormentarlo e non fai un numero dove può starsene tranquillo senza avere un sacco di problemi?’ Ecco un ragazzino che, pur sapendo bene come si trattasse soltanto di schizzi su un foglio di carta, considerava Peter come uno di famiglia. In effetti la pensa così ancora oggi.
Johnson: Del numero in cui Gwen muore, ricordo ancora l’ultima tavola, e lo stratagemma che usaste per non rivelare il titolo della storia sino alla fine. E inoltre, quell’immagine conclusiva, con Spider-man che sorregge il corpo senza vita di Gwen e grida la sua rabbia verso Goblin. Per chiunque si fosse innamorato
di Gwen attraverso il personaggio di Peter, vedere quella scena fu pura agonia.
Romita: Non te l’ho mai detto di persona, Gerry, sebbene lo abbia rivelato più volte in diverse interviste. ‘La morte di Gwen Stacy’ è stata una delle tre sole volte in cui mi sono davvero sentito profondamente toccato come lettore. Quando lessi la penultima tavola, nel momento in cui Spider-man dice a Gwen: ‘Non puoi essere morta, ragazza…ti ho salvata. Non ti ricordi? Ti ho salvata’, scoppiai in lacrime. Per la stessa ragione per cui fui disorientato dalla reazione di mio figlio, una volta ogni tanto sono sinceramente commosso da quanto leggo. Qualcosa all’interno di una storia mi emoziona nel profondo e mi porta sino alle lacrime, e fu quello che successe anche allora.La prima volta mi capitò con la morte del Capitano Stacy, quando Stan scrisse quella storia. In seguito J.M. DeMatteis raccontò il loro (di Peter e Gwen) ultimo appuntamento in uno degli annual. Tra i dialoghi e il disegno, (la morte di Gwen) crebbe certamente in levatura nella mia mente.Romita: Non ricordo se avessimo previsto che avremmo potuto dover uccidere Goblin sino a dopo le reazioni alla morte di Gwen…cioè, dopo che ognuno nell’ufficio avesse capito cosa avevamo fatto.
Conway: Penso che fosse previsto visto che era una storia in due parti. Avremmo finito per farlo in ogni caso (uccidere anche Goblin). Non penso ci fossimo soffermati troppo a lungo a valutare le eventuali ripercussioni, tipo cosa avrebbero significato queste morti per la serie.
Johnson: Come decideste che Goblin sarebbe stato l’assassino di Gwen?
Romita: Spider-man era comunque nel pieno di un confronto con Norman Osborn e Goblin in quel periodo. Penso fosse una scelta naturale data anche la profonda interconnessione delle vite di tutti i protagonisti (del cast di Spider-man).Conway: Non penso ci fossero secondi fini. Era il principale avversario di Spider-man e lei era la sua ragazza. Affinché la sua morte avesse delle ripercussioni, avrebbe dovuto essere collegata al suo più potente nemico. E la morte del Goblin avrebbe dovuto essere legata ad un crimine indimenticabile.

Romita: Presumibilmente Stan e Roy ne discussero. Stan affermò che non si sarebbe mai aspettato di vedere Goblin ucciso.

Conway: Bè, quella è solo la memoria di Stan.

Romita: Che sappiamo bene non essere infallibile.Conway: La realtà è che nessuno di noi avrebbe fatto nulla che modificasse quei personaggi senza il permesso preventivo di Stan. Sarebbe stato come uccidere una delle fidanzate di Milton Caniff senza avvisarlo in precedenza. Non puoi semplicemente farlo. Siamo solo dei provvisori rimpiazzi, in fondo. Non per essere sprezzanti al riguardo, ma non credo ci rendessimo realmente conto dell’importanza di quello che facevamo.

Romita: Non so come la vedi tu, Gerry, ma la mia sensazione era che nel giro di cinque anni, nessuno se ne sarebbe ricordato. Pensavamo sempre che il crollo definitivo (del mercato dei comics) fosse dietro l’angolo. Non avrei mai creduto se ne sarebbe riparlato nel giro di cinque anni, figurati di trentacinque!

Johnson: Tutto questo ebbe ampie ripercussioni sulle storie future di Spider-man. Poteste ad esempio dedicarvi a sviluppare le conseguenze della morte di Norman Osborn per il figlio Harry e mostrare come decise di diventare il secondo Goblin. Senza contare che le successive vicende di Hobgoblin concepite da Roger Stern e Tom De Falco nei primi anni Ottanta erano anch’esse da ricondurre al filone della morte del Goblin originale.

Romita: E’ il modo in cui la Marvel lavorava. Piantavamo semi negli anni Sessanta che avrebbero dato i loro frutti nei Settanta e in ogni altro decennio seguente.

Romita: Era l’influenza di Jack Kirby. Jack era solito lavorare in quel modo. Una cosa ancora, prima che la dimentichiamo, nell’ultima tavola della seconda parte della storia, Mary Jane va da Peter, che è un’altra interessante ramificazione.

Conway: E rappresenta anche il momento della sua rinascita.

Romita: Mary Jane sarebbe potuta uscire dalla porta e andare dritta ad un party (ma decise di restare con Peter). Divenne una cittadina responsabile in quell’ultima tavola. Era una delle cose che io e Stan avevamo pianificato quando introducemmo il suo personaggio. Sarebbe stata inizialmente un po’ svampita ma lentamente, e sicuramente, maturata.Johnson: Data l’importanza che certi personaggi hanno per il merchandising, dubito avreste potuto fare la stessa cosa con i fumetti di oggi. Ad esempio non potrebbe esserci una vera battaglia finale tra Superman e Lex Luthor, o tra Batman e il Joker.

Conway: Allora, il personaggio di Spider-man aveva solo dieci anni e non c’era tutto quel senso di stabilità. Avresti potuto uccidere il Joker, e credo lo abbiano fatto nelle prime storie di Batman, ma lo avrebbero comunque riportato in vita e credo questo descriva più o meno la situazione in cui ci trovavamo noi.

Romita: Eravamo un po’ più liberi. Eravamo in grado di osare qualcosa in più rispetto a personaggi che avevano già cinquanta anni di storie alle spalle.

Conway: Al giorno d’oggi, i creatori sono così legati alla continuity e alle aspettative dei lettori che non hanno più quel tipo di libertà. Siamo stati fortunati.

Romita: Sì, siamo stati fortunati. E inoltre, probabilmente, avevamo quella mancanza di saggezza, che ci ha permesso di fare cose folli.

Conway: Ingenuità. Eravamo ingenui ma nel senso buono del termine.

Johnson: Se non aveste ucciso voi il Goblin quando l’avete fatto e, immaginiamo, un altro scrittore e un altro disegnatore avessero proposto di fare la stessa cosa quindici o venti anni dopo, pensate gli avrebbero concesso di premere infine il dito sul grilletto?

Romita: (Gli avrebbero risposto di no) ‘Ci sono dei film che stanno per uscire’.

Conway: Una delle ragioni per cui resuscitammo il Goblin fu perché si era creata una falla nella dinamica consueta. Il completamento perfetto sarebbe stato introdurre Harry come il nuovo Goblin.

Johnson: Cosa ne pensate del fatto che Norman Osborn è stato reintrodotto nel Marvel Universe qualche anno fa e della rivelazione che la sua supposta morte fosse in realtà parte di un piano più grande volto a continuare la persecuzione nei confronti di Spider-man e delle persone a lui care?

Romita: Non ho mai letto nessuna di quelle storie. La mia impressione di pancia è che si sia trattato di un errore. Posso anche capire il tipo di problemi che si devono affrontare perché quando sei la persona che deve compiere delle decisioni sugli sviluppi futuri delle storie può capitare di trovarsi in difficoltà. Non vuoi fare nulla di ripetitivo, anzi vuoi fare qualcosa di nuovo, qualcosa che sembra sia stato fatto nel ventunesimo secolo, non alla metà di quello precedente. Vuoi provare ad inventarti qualcosa di spettacolare, ma talvolta puoi eccedere e rischiare di strafare.

Johnson: Penso ancora adesso ci sia voluta non poca spavalderia nell’uccidere l’arci nemico di Spider-man. Voglio dire, cosa ne sarebbe di Superman se uccidessero per davvero Lex Luthor?

Conway: Credo sarebbe un gesto profondamente liberatorio. E penso che la DC tornerebbe ad avere dei buoni livelli di vendite. Una parte del problema con Superman e gli altri eroi più vecchi, ma anche con quelli più recenti, è che sembra non esserci un senso di consequenzialità nelle loro vicende. Sono solo storie a sé.