La critica che serve

di Ken Parille

traduzione di Miranda Saccaro

Continuiamo il nostro discorso sulla critica del fumetto (o fumettistica) con un articolo di Ken Parille apparso originariamente su Blog Flume.
Questa riflessione va ben contestualizzata con riferimento all’america e alla materia di discussione riportata dai link presenti nel testo.
Ricordo che Ken Parille, che attualmente scrive per Comics Journal, è il massimo esperto dell’opera di Dan Clowes alla quale ha dedicato l’unico sito al mondo che tenta di presentare la bibliografia completa dell’autore.
-AQ

Quando on-line spuntano questioni come “di cosa hanno bisogno i fumetti ” e “che tipo di critica li aiuterà”, spesso mi viene voglia di rispondere; tuttavia trovo un po’ strano il modo in cui sono poste le domande. Proprio non mi interessa fare proclami per conto di una forma d’arte. E “di cosa hanno bisogno i fumetti” è un modo di pensare che spesso implica che la risposta sia la critica, e dà ai critici maggior potere/influenza di quanta ne abbiano in realtà nel loro dare una diagnosi della situazione e apportare un reale cambiamento.
Comunque ecco il mio pensiero:

Di recente è stata data molta importanza alla necessità di una “critica negativa” che rimproveri alcuni fumetti per i loro difetti. I difensori di questa posizione affermano che i fumetti non possono crescere senza che questo tipo di critica venga prodotto in maggior quantità. Ma la logica causale (e la realtà storica) qui sembra un po’ assente; la critica negativa è resa prioritaria rispetto ai fumetti di buona qualità. Gli assertori di questa posizione credono che la critica negativa attualmente non esista in quantità sufficiente, eppure, credo, gli americani stanno vivendo un momento di grande crescita dei fumetti di qualità che non hanno richiesto l’intervento dei critici in alcuna maniera diretta. Certo, in senso generale, un clima critico più robusto potrebbe avere un effetto positivo nell’elevare gli standard, ma gli standard correnti nei fumetti – le opere di Clowes, Ware, Brunetti, Tomine, Kevin H. e altri – sono già incredibilmente alti. (Gli editor potrebbero essere d’aiuto riguardo agli standard, impiegando una critica costruttiva che avvenga prima della pubblicazione. Vedi questo mio articolo. Mi piacerebbe vedere più critici ritenere i curatori responsabili per la mancanza di un vero e proprio editing).

E mentre si legge molto sulla critica negativa, meno si legge circa la necessità di una critica analitica – un approccio alla lettura in cui il critico si concentri sulla spiegazione piuttosto che sul giudizio. Penso che, se davvero è necessaria più critica, debba essere di questo tipo.

Ecco ciò che per me è importante: la critica mi aiuta a capire qualcosa del fumetto che probabilmente non potevo capire o non ho capito da solo? La lettura del critico mi aiuta a prestare attenzione ad altri fumetti in un modo nuovo/diverso? Il critico sfida la saggezza comune sulla lettura/interpretazione andando oltre la lode o la condanna e cimentandosi in una analisi ponderata?

Spesso, se uno scritto di critica/una recensione mi lasciano con un nuovo concetto o modo di pensare, è già abbastanza. E una presenza maggiore di una scrittura che aiuti e incoraggi le persone a leggere i fumetti attentamente, porterebbe, spero, a qualcosa di simile agli standard più alti voluti dai sostenitori della critica negativa. E’ importante notare che le recensioni e critiche negative possono essere analitiche – ma in pratica spesso non lo sono, e almeno non al livello che ritengo possa essere utile (Sebbene sia vero che a volte è divertente leggere una stroncatura ben scritta di qualche fumetto deboluccio…)

Attualmente, il luogo più interessante per questo tipo di critica analitica è la rete – ma serebbe bello vederne di più sulla carta stampata. Penso che in particolar modo il Comics Journal possa fare delle cose positive in questo senso – ecco alcuni suggerimenti:

  1. Una rubrica fissa in cui diversi scrittori analizzino in profondità un fumetto influente, mettiamo, degli ultimi dieci anni. Dovrebbe essere fittamente illustrata con degli esempi, una cosa che vorrei vedere molto più spesso nella scrittura sui fumetti in generale – scavare in profondità nelle immagini…
  2. Una rubrica in cui scrittori e disegnatori si concentrino su un aspetto della teoria dei fumetti che è presentato in un modo adatto ai lettori non accademici ma bene informati – dovrebbe essere libero dai tic dela scrittura accademica ma considerare questioni importanti sia per gli accademici che per i lettori in generale.
  3. Una rubrica in cui i disegnatori parlino in dettaglio di una piccola porzione del loro lavoro; ad esempio, una discussione di tutte le scelte e decisioni prese per una singola vignetta o pagina.
  4. Interviste analitiche: interviste che evitino il tipico approccio biografico e facciano domande approfondite sulle opere.

5 risposte a “La critica che serve

  1. massimo galletti

    le quattro proposte sono sagge, pur non nuove. di critiche analiticamente negative in Italia perlomeno c’è molto bisogno. e io gli editor non li voglio, per me non esistono, e non voglio che nessuno li critichi se non per il fatto di esistere. lavorino sulla parte editoriale e lascino agli autori quella creativa.

  2. si massimo, è vero che le quattro proposte son sagge e non son nuove, eppure in pochi si muovo in quella direzione.

    riguardo gli editor, son daccordo con quello che dici, ma il problema è proprio quando non intervengono neppure sulla parte editoriale.
    a questo proposito va infatti letto l’articolo linkato nel post, dove parille parla dell’ultima fatica di dave sim, chiedendosi proprio dove sia andato a finire l’apporto editoriale dell’editor.
    in particolare fa riferimeto a balloon tranciati, lettering mal fatto ecc…
    scelte che spesso si vedono nei fumetti e a cui gli editor dovrebbero ben stare attenti. (credo che la riuscita di un fumetto non sia solo una bella storia e bei disegni. in questo senso conta una resa globale omnicomprensiva)

  3. Penso ci sia un compromesso ideale tra l’editor che si occupa solo meccanicamente della parte editoriale e quello che interviene sulle scelte creative, ed è quello che è capace di dare (soprattutto nel fumetto mainstream) una identità e una coerenza univoca ai progetti che segue, favorendone la visibilità senza sacrificare in alcun modo la libertà del singolo autore. Per esempio, non riesco a pensare alla Vertigo degli anni ’90 senza Karen Berger…

  4. Ottime proposte.
    Credo che pochi si muovano in questa direzione perché scrivere una stroncatura o un elogio è moooolto più semplice rispetto ad imbarcarsi nella fatica di un’analisi approfondita, a prescindere dal giudizio che ne può scaturire.

  5. Anch’io penso che un po’ di critica negativa farebbe al mercato italiano, e che le quattro proposte indicate dal signor di Ken Parille non sono poi così impossibili da realizzarsi.